Gli studenti: risorse di base per la scuola

 

“Our ‘Age of Anxiety’ is, in great part, the result of trying to do today’s job – with yesterday’s concepts.” McLuhan, M., & Fiore, Q. (1967) The medium is the message: An inventory of effects. New York, NY: Bantam., pp. 8-9.

 

 

Nel linguaggio delle politiche educative l’espressione “studenti al centro” ricorre[1]suscitando condivisioni e non conoscendo opposizioni anche per l’affievolirsi delle dicotomie, correnti nel passato, quali il contrasto, spesso aprioristico, tra pratiche tradizionali e soluzioni ritenute innovative e la contrapposizione, quasi manichea, tra approcci costruttivistici (student-centered) e prospettive convenzionali (teacher-centered). Senza visioni esplicite, strategie mirate e misure operative, tuttavia, il richiamo agli studenti rischia di rimanere prigioniero nei labirinti della retorica privando le intenzioni di impatto reale nonostante le potenzialità. Paradossalmente l’appello agli studenti può convivere con schemi di valori tra loro molto diversi e, soprattutto, non cogliere, per la sua generalità, le svolte di discontinuità nelle decisioni di politica pubblica per l’educazione che stanno aprendosi un varco.

Al momento è in corso, sulla scena dell’azione pubblica per l’educazione, una transizione attorno non tanto all’idea astratta della centralità dello studente quanto piuttosto ai connotati reali degli studenti che oggi frequentano le nostre classi. In questo documento viene abbozzata una nota preliminare per contribuire alla riscrittura in corso, all’insegna del prammatismo e della responsabilità[2], dell’agenda politica per la scuola nel nostro Paese.

Il documento sviluppa tre linee di riflessione. In primo luogo gli elementi di diagnosi che si hanno a disposizione, anche al di fuori delle categorie abituali, aiutano a cogliere le radici dei nuovi orizzonti che si vanno affacciando, attorno al paradigma del benessere degli studenti, nella cultura politica di alcuni paesi leader e nell’elaborazione promossa da organizzazioni internazionali, facendo anche riferimento a indicatori, pur parziali e non sistematici, relativi agli studenti nel nostro Paese da cui è indispensabile partire.

In secondo luogo le nuove voci alla base degli orientamenti emergenti tracciano una piattaforma per rigenerare le politiche educative, riassumibile in un paragrafo tratto da un rapporto OECD: “Schools are not just places where students acquire academic skills; they also help students become more resilient in the face of adversity, feel more connected with the people around them, and aim higher in their aspirations for their future. Not least, schools are the first place where children experience society in all its facets, and those experiences can have a profound influence on students’ attitudes and behaviour in life”.[3] Con uno slogan, a scuola si impara a leggere e scrivere e… a vivere.

In terzo luogo le riflessioni in atto suggeriscono ipotesi di strategia che val la pena di prendere in considerazione nella formulazione di un’agenda che anche per il nostro Paese, come per i nostri studenti, rappresenti una risposta, ancorata ai punti di forza di una scuola di ‘sana e robusta costituzione’[4], ed aperta alle sfide del domani.

Gli studenti: ri-esplorare un pianeta

Per quanto il nostro Paese non presenti livelli di performance dei propri studenti vicini a quelli dei paesi leader sulla scena globale, la nostra scuola è pur sempre una realtà dinamica e in via di miglioramento. Gli interrogativi di base che hanno scosso le politiche scolastiche dei paesi a performance elevate dei propri studenti (Qual è lo scopo oggi dell’istituzione educativa? Sono sufficienti le performance disciplinari? Quali studenti intendiamo formare? …) possono quindi essere applicati anche al nostro contesto. Alcuni indicatori, per i quali disponiamo di misure puntuali, tracciano il perimetro dell’area di interesse nell’ottica di una considerazione olistica e integrata della qualità[5] superando i confini dei territori concettuali e valicando le barriere delle ottiche consuete di osservazione[6]. In sintesi che cosa sappiamo degli studenti che entrano nelle nostre classi?

Contenuti

Soddisfatti per la qualità della propria vita?[7]

Nel contesto di una popolazione, quella italiana, con livelli di life satisfaction inferiori ai valori medi OECD (5,9 rispetto a 6.5 su una scala da 0 a 10)[8], anche gli studenti italiani (6,89) non superano i coetanei OECD (7,31) nell’esprimere il proprio gradimento. Inoltre solamente il 24,2% di essi raggiunge i punteggi massimi della scala (9-10) a fronte del 34,1% dell’universo OECD e la fascia di studenti con valori bassi (0-4) è leggermente più estesa (14,7%) se messa a confronto con la media OECD (11,8%).

Non sembra incidere su questo indicatore il livello di performance scolastica: la distanza tra il quarto superiore e il quarto inferiore nella performance in scienze è contenuto (0,09) seppur inferiore al valore OECD (0.12). Nel nostro contesto, verrebbe da pensare, il riuscire bene a scuola non parrebbe influire sul livello di soddisfazione per la propria vita dichiarato dallo studente.

La lettura dell’indicatore non è facile per la concorrenza dei fattori. E’ tuttavia da segnalare lo scostamento dei nostri studenti nei confronti dei paesi europei, dall’Austria (7.52) alla Finlandia (7,89), dalla Francia (7.63) alla Germania (7.35), dall’Olanda (7.83) alla Spagna (7,42) e l’allineamento con la Grecia (6.91) e il Regno Unito (6,98). Nel nostro Paese, come peraltro in Austria e nel Regno Unito, le ragazze risultano essere meno propense dei ragazzi (7 punti di differenza) a dichiararsi soddisfatte.

Un Paese ‘triste’ non può aspettarsi una tonalità diversa tra i propri studenti. Pur senza cadere in considerazioni approssimative la necessità di una riflessione e di un approfondimento è evidente anche per leggere l’esperienza scolastica dei nostri studenti e per esaminare con realismo l’Italian way of life nel contesto attuale. Riuscire a combinare la riuscita scolastica con una buona soddisfazione per la propria vita è un obiettivo da prendere in considerazione, naturalmente avendo i dati generali riferiti all’intera popolazione di un paese e puntando ad un ruolo attivo, positivo e indipendente della scuola.

Gli studenti italiani sono motivati?

Contrariamente a quanto si sia portati a ritenere sulla base della corrente letteratura critica sugli adolescenti, gli studenti italiani non si distanziano significativamente dai livelli di motivazione dei paesi dell’area OECD[9], pur tenendo conto che i valori medi, naturalmente, sono la risultante di realtà anche molto diverse tra di loro. E’ da notare, tuttavia, che alla propensione a essere ambiziosi rispetto alla riuscita scolastica non sembra corrispondere negli studenti italiani il raggiungimento di livelli elevati nei risultati. Forse non è sufficiente la determinazione dello studente per garantire risultati superiori alla media in assenza di altri fattori determinanti. Il perdurare dei risultati mediocri negli anni non parrebbe essere connesso alla carenza di motivazione degli studenti quanto piuttosto possa essere ricondotto ad un contesto di aspettative deboli (da parte della scuola, della famiglia e del contesto sociale e culturale più in generale).

Qual è il senso di appartenenza alla propria scuola degli studenti italiani?

Iscriversi e frequentare una scuola può diventare un fattore di crescente identificazione con una comunità e, quindi, di una progressiva condivisione di valori e della partecipazione al lavoro scolastico nonché di condivisione dell’impegno. Il senso di appartenenza è un indicatore della qualità degli studenti da prendere in considerazione. Le percezioni in merito sono diverse e anche contrastanti. L’indagine PISA 2015[10] ci offre uno spaccato non del tutto positivo: gli studenti quindicenni italiani rivelano posizioni inferiori rispetto ai loro coetanei e, soprattutto, l’indicatore nel medio periodo non ha conosciuto miglioramenti a diversità di quanto è avvenuto nella quasi totalità degli altri paesi. Non sembra che la stagione, ormai ultradecennale, dell’autonomia scolastica abbia inciso nel rafforzare le comunità scolastiche e la condivisione identitaria tra gli studenti. Essendo questo fattore collegato al miglioramento dei risultati scolastici nelle nostre scuole sembra venir meno un fattore di spinta alla qualità dei processi e dei risultati. E’ probabile che concorrano variabili esterne alla scuola ma che siano rilevanti anche gli stili di gestione delle comunità scolastiche.

Qual è l’assiduità alle lezioni, giorno per giorno?

Le assenze degli studenti sono regolarmente registrati nei data base dell’amministrazione scolastica ma non sono generalmente oggetto di analisi per effettuare diagnosi mirate e sostenere interventi di miglioramento. I dati PISA[11] segnalano a questo proposito una preoccupante anomalia italiana. Se, infatti, il monte ore di lezione è generalmente più elevato nella scuola italiana rispetto a quelle di altri paesi europei, i livelli di assenteismo dei nostri studenti non hanno uguali nei paesi europei. Quasi la metà degli studenti del campione PISA 2012 dichiarano di non essere stati sempre frequenti alle lezioni nelle due settimane precedenti alla somministrazione del test.

Quali sono i livelli di dispersione interna degli studenti nella scuola italiana?

La dispersione interna è data dalla frequenza scolastica regolare unita a risultati inadeguati di preparazione[12]: le ragioni possono essere diverse e coinvolgono i modi dell’insegnare, le strategie di leadership della scuola, gli atteggiamenti degli studenti. E’ una forma di dispersione meno considerata e meno evidente, anche perché offuscata dalle percentuali elevati di successo formale. Lo studente autentico non è solamente quello che frequenta regolarmente ma anche, e soprattutto, quello che progredisce, che impara, che supera gli eventuali ostacoli. Occorre rimettere a fuoco, a mano a mano che la dispersione esterna viene debellata, questa forma meno esplicita ma non per questo di minore rilevanza.

Qual è la forza di traino dei talenti?

L’analisi comparativa ha più volte evidenziato come la presenza di studenti a performance elevata possa essere uno stimolo per il miglioramento complessivo. Gli studenti eccellenti non sono assenti nella scuola italiana, ma permangono su livelli molto contenuti. La lezione che ci offrono i nostri migliori studenti, anche con carriere di successo in numerosi campi, ci aiuta a capire quali siano veramente le scuole di qualità: abbiamo storie di studenti eccellenti che provengono da ogni parte del Paese, che hanno abbattuto barriere e che si sono affermati a livello globale lasciando il nostro Paese o rimanendovi lungo traiettorie professionali di pregio. L’impressione, tuttavia, è che le potenzialità delle nostre scuole non siano compiutamente tradotte nei percorsi degli studenti.

Studenti con adeguata cultura civica?

E’ di questi ultimi anni la crescente preoccupazione per la formazione civica degli studenti: il comportamento regolare in classe, il rispetto reciproco nelle interazioni interne, la condivisione delle regole di convivenza, il senso civico di responsabilità, l’esclusione di ogni violenza psicologica o fisica sono temi attuali. Le indagini sull’educazione civica forniscono alcune dati di riferimento sulla performance degli studenti italiani[13]. Per la situazione italiana l’indagine ICCS 2016 registra: “Il punteggio degli studenti italiani va da 375 punti a 655 punti, con un punteggio medio di 524, che si colloca significativamente sopra la media internazionale, così come quello di altri 11 Paesi, mentre in otto Paesi il punteggio medio cade significativamente sotto la media internazionale”(p.52). A ridimensionare questi valori sono sia la disomogeneità territoriale (il Nord Est, con 546 punti, e il Nord Ovest, con 536 punti, si collocano significativamente sopra la media nazionale, mentre il Sud e il Sud Isole (506 e 503 punti rispettivamente) si posizionano significativamente sotto il dato italiano”) sia nel non miglioramento nel tempo (“Nella maggior parte dei Paesi si osserva nel 2016 un incremento delle conoscenze civiche rispetto al 2009. In 11 dei 18 Paesi hanno registrato punteggi medi significativamente più alti nel 2016 rispetto al ciclo precedente…. Nei restanti 7 Paesi non si registrano cambiamenti statisticamente significativi. L’Italia è fra questi ultimi”) (p.58).

Si tratta di un campo da analizzare più a fondo anche in relazione ad un apparente peggioramento nel tempo: “Fin dalla prima indagine sulla conoscenze civiche, gli studenti italiani hanno dimostrato di conseguire punteggi molto alti nelle prove cognitive: in Six Subject Survey (1971) il risultato più alto delle conoscenze civiche nelle scuole primarie è stato conseguito dagli studenti italiani; in IEA CIVED l’Italia è fra i Paesi che hanno raggiunto un punteggio sopra la media internazionale. In ICCS 2009, complessivamente, il rendimento degli studenti italiani rispetto a quello degli altri Paesi partecipanti si colloca al di sopra della media internazionale”)(p.39).

In questo contesto l’attuale previsione di educazione civica sembra richiedere una profonda rivisitazione, anche alla luce del cambiamento di valori e responsabilità sociali in corso.

Gli studenti nel loro insieme sono capaci di miglioramenti significativi nel tempo?

Il progressivo, seppur eccessivamente lento, contenimento della dispersione esterna, ormai in vari territori vicina al 10 %, cioè all’obiettivo fissato a livello comunitario, testimonia della capacità di contrasto delle criticità. C’è, inoltre, da aggiungere a questo trend positivo il balzo in avanti compiuto nel campo della matematica e l’elevata performance in problem solving degli studenti delle scuole del Nord del Paese (PISA 2012)[14], pur se carenze emergono nel problem solving cooperativo (PISA 2015)[15] forse a conferma di stili di lavoro in classe ancora prevalentemente centrati sul lavoro individuale. Questi elementi, da approfondire, confermano che gli studenti sono in grado di raggiungere obiettivi significativi quanto questi sono perseguiti con sistematicità.

Quanto gli studenti sono soddisfatti delle opzioni compiute nella scuola secondaria?

Con un percorso di scuola secondaria di cinque anni è ragionevole attendersi che le scelte compiute all’inizio possano non apparire del tutto condivise al termine del percorso, anche tenendo conto delle difficoltà, nonostante le misure previste (passerelle…), di passaggio da un indirizzo a un altro o da un percorso a un altro. I dati da Alma diploma 2018 mettono in evidenza che oltre la metà degli studenti intervistato al termine del percorso riconosce di aver ‘sbagliato strada[16] mettendo a nudo una criticità di rilievo nel nostro sistema formativo.

Quanto sono propensi gli studenti italiani a proseguire gli studi all’università?

Il calo delle iscrizioni all’università ha cause diverse e non è facile decidere strategie di contrasto. Si tratta tuttavia di uno dei più significativi mutamenti nella cultura giovanile rispetto ai percorsi di formazione superiore e, di conseguenza, di un nodo strutturale per tutta la società italiana.

Quali i fattori di impatto sui livelli di performance in lingua, in matematica e in scienze?

E’ diventato sempre più frequente l’analisi del rapporto tra le performance cognitive e caratteristiche degli studenti, fattori contestuali, condizioni del servizio scolastico, orientamento degli insegnati e dei responsabili di scuola[17]. La considerazione integrata dei fattori in campo aiuta a capire più a fondo i processi di influenza e le aree su cui intervenire[18]. Pur trattandosi di un campo complesso di interazioni alcune lezioni possono essere ragionevolmente tratte sulle scelte con probabilità di impatto evitando le ipotesi di lavoro ancorate ad opinioni non verificate.

In che misura gli studenti sono interessati dalla povertà educativa?[19]

La letteratura sviluppatasi recentemente ha riportato l’attenzione anche ad alcuni aspetti, per qualche tempo sottovalutati, relativi alle reali condizioni di fruizione del servizio scolastico da parte degli studenti del nostro Paese. Oltre alla qualità e alla diffusione dei servizi anche i costi dell’istruzione in un contesto di difficoltà economiche generali ritorna ad essere di attualità. Temi quali il costo dei servizi di mensa e di trasposto, l’impegno finanziario per i libri di testo, la richiesta di contributi volontari da parte delle scuole nonché le spese aggiuntive per attività extrascolastiche (visite di istruzione, corsi pomeridiani…) ripropongono i nodi delle condizioni di equità nella fruizione del servizio scolastico.

La crisi della vocazioni scientifiche riflette opinioni, convinzioni e orientamenti degli studenti?

Se considerando le scelte tra i percorsi della scuola secondaria di secondo grado si potrebbe pensare ad un interesse massiccio e crescente per le aree scientifiche i dati sulle iscrizioni alle facoltà universitaria, oggetto da anni di monitoraggio da parte dell’ISTAT e degli analisti di settore, denunciano una preoccupante crisi delle vocazioni scientifiche. Non è fuori luogo interrogarsi su quali siano le possibili responsabilità della scuola nell’orientare le scelte professionali, anche tenendo conto che le performance dei quindicenni italiani nel campo delle scienze non sono positive nel quadro delle rilevazioni comparative internazionali[20].

Achievement e well-being: ri-bilanciamento in corso

Lo scenario globale da anni ormai influisce sulle scelte di politica educativa rendendo corrente il confronto comparativo delle competenze degli studenti ma anche accrescendo l’importanza dell’imitazione delle strategie, della presa in prestito di soluzioni (“policy borrowing”), dell’importazione di approcci e metodi e della disseminazione transnazionali. In questo contesto le organizzazioni internazionali della consulenza (OECD, Unesco, …) hanno giocato un ruolo determinante mentre in misura evidente alcuni paesi hanno assunto la funzione di paesi di riferimento (Finlandia, Singapore, Australia, Canada…) nelle politiche educative.

In questa prospettiva un nuovo scenario si va delineando dopo più di due decenni ormai di indagini valutative con prove standardizzate che hanno visto un numero elevato di paesi entrare nei progetti internazionali da cui è derivata una lettura comparativa dei sistemi scolastici considerata per molto tempo di grande significato per i decisori politici. In questo contesto anche il nostro paese si è allineato sia partecipando ai programmi internazionali più rilevanti (PISA, IEA…) sia sviluppando una propria capacità di intervento con l’INVALSI e i suoi piani di valutazione ormai diventati una prassi corrente.

Rispetto a questo movimento che aveva portato l’attenzione sugli studenti e sulle loro performance introducendo un nuovo quadro di riferimento per le strategie degli attori politici e amministrativi in campo le criticità emerse hanno generato segnali di transizione (a.), riportando al centro una visione più integrata del profilo dello studente (b) e offrendo lo spunto per la rivisitazione dell’agenda nell’ottica di un ribilanciamento tra le priorità dell’achievement e quelle del well-being (c)

Criticità dell’esistente e segnali di transizione

Lo sforzo per riportare il timone verso una rotta che metta al centro l’apprendimento e le performance nelle discipline considerate di maggior peso è stato notevole e di grande beneficio; appare oggi indispensabile integrazione questa azione in una visione più completa dei processi di costruzione della personalità degli studenti e del ruolo della scuola. In particolare si registra un ri-orientamento nella considerazione delle competenze conoscitive.

  1. L’alleggerimento dell’impegno valutativo è ormai parte di un orientamento prevalente tra gli esperti, con impatto sulle strategie e sull’agenda governativa. Anche in Italia segni di stabilizzazione del testing nazionale si accompagnano a qualche primo alleggerimento come è avvenuto per l’esame di fine primo ciclo con l’anticipazione della prova strutturata, anche se la mancata partecipazione con campioni regionali alle indagini internazionali ha privato i decisori a livello nazionale e regionale di importanti dati diagnostici.
  2. La permanenza di profonde lacune in termini di performance nonostante i programmi di valutazione standardizzata sembra confermare che non è risolutiva una strategia di valutazione dei risultati. La concentrazione, peraltro, sulla valutazione ha incontrato e generato problemi: il data-driven approach ha spinto gli insegnanti a concentrarsi più sui deficit degli studenti che sulle loro risorse, implicitamente si è creata un’impropria gerarchia curricolare tra le discipline oggetto di test e le altre, e i docenti, infine, si sono anche sentiti sotto pressione in un contesto difficile e in trasformazione.[21]
  3. L’approccio sommatorio che è emerso dall’accostare format valutativi diversi (tradizionale valutazione interna, test stardardizzati di massa, certificazione delle competenze…) ha portato a sovrapposizioni e sovraccarico se non a un vero e proprio ingorgo valutativo. La riduzione del curriculum negli anni di corso oggetto di test e la pressione per il raggiungimento di obiettivi quantitativi hanno provocato distorsioni nella vita della scuola.
  4. L’enfasi sull’innovazione indotta dalle tecnologie, ma senza uno sguardo realistico dei processi in atto e una felice integrazione nell’azione didattica ha esposto gli studenti a nuovi ambienti di apprendimento, in cui non sempre prevale la dimensione propria dell’apprendimento sulle numerose funzionalità delle tecnologie disponibili.
  5. Anche l’istituzionalizzazione di soluzioni nuove, dal CLIL all’alternanza scuola e lavoro, indotte da ondate di opinioni, convinzioni e orientamenti, non sempre è stata supportata da evidenze, con considerazioni approssimative e non sempre con riferimento ai processi reali in corso. Gli studenti si sono, così, trovati nel mezzo di un guado fatto di anticipazioni illuminate, ma anche di gravi ritardi e di interpretazioni mediocri delle proposte innovative.
  6. Achievement e equità sono stati i termini di riferimento e su questa strada anche il nostro Paese ha compiuto passi in avanti importanti dotandosi di un sistema di valutazione che prosegue il proprio compito con miglioramenti e avanzamenti progressivi curando, accanto all’adozione di soluzioni più efficienti (computer testing) anche la comunicazione alle famiglie. Gli elementi di diagnosi sulla condizione degli studenti, tuttavia, non sembrano documentare la contrazione delle criticità segnalate.
  7. Le analisi continuano a mettere in evidenza il carattere di inclusività della nostra scuola, ma nonostante gli avanzamenti, i divari non sembrano scemare tra le diverse aree del Paese e tra le differenti tipologie di istituzioni scolastiche.

Una nuova visione emergente

La strada seguita non è da abbandonare, quanto piuttosto da integrare con una visione più articolata, e reale, della formazione che includa le dimensioni cognitive, senza dimenticare o marginalizzare, le dimensioni fisiche, emotive e sociali (cfr. http://www.youtube.com/watch?v=J_io96tmTL8

La lezione della stagione centrata sulla performance, sull’ “achievement and effort” ha avuto successo nel far crescere le aspettativa soprattutto nei confronti dei gruppi più vulnerabili, spesso dimenticati nella considerazione complessiva. Tuttavia l’implicita ideologia del blame and shame, collegata all’accanimento valutativo, non si è rivelata utile per migliorare la professione docente. Gli obiettivi dell’equità e della eccellenza sono ineludibili, ma sempre più non saranno sufficienti. Il mondo è in profondo cambiamento e le scuole devono rispondere a nuove sfide.

La scuola ospita non solo studenti capaci e meritevoli, ma tutti gli appartenenti alle diverse fasce d’età: lo sguardo si amplia fino a includere gli studenti, disinteressati e indifferenti. Il contesto è molto diverso dal passato: l’ambizione oggi non è solo di garantire chi ha le capacità e il merito, ma anche di proporre percorsi attrattivi per tutti, inclusi gli studenti demotivati.

La lotta contro le disuguaglianze ha un nuovo scenario di riferimento: non solo studenti resilienti, contrazione dell’impatto delle condizioni socio economiche e riduzione della variabilità di risultati all’interno delle scuole e tra le scuole. Di fronte ad un contesto sociale che ha visto crescere le disuguaglianze a livello di società, la scuola ha la missione di rappresentare un ambiente, una comunità di cui gli studenti si sentano parte, che sia ancorata sulla condivisione, che metta gli studenti in condizioni di serenità e di socialità positiva. La violenza nelle scuole e l’uso improprio delle tecnologie (cyberbullismo) sono segni di fallimento del compito della scuola e segnali della difficoltà che esso oggi incontra.

Negli ultimi anni, dopo l’ondata della valutazione, si va facendo strada una considerazione diversa delle priorità delle azioni pubbliche in educazione. Senza accantonare l’esigenza di monitorare in modo sempre più attento e rigoroso le performance degli studenti l’attenzione si è spostata verso un ampliamento di orizzonte, non tanto sulla scuola o sui sistemi scolastici, bensì sugli studenti. Lo student well-being ha sostituito altri temi ed espressioni quali autonomia delle scuole, livelli di performance e di competenza.

Testimoniano questa svolta alcune posizioni che sono state assunte da organismi internazionali e da decisori politici in alcuni paesi guida. Accenniamo a queste nuove prospettive avendo sullo sfondo la lettura, pur sintetica e approssimativa, della situazione degli studenti italiani.

Alcuni spunti di riflessione e lezioni da studiare

La capacità di riflettere e di analizzare è la precondizione per ragionevoli cambiamenti. L’apprendere dalle esperienze altrui è un’efficace e intelligente strategia. Pur consapevoli della necessità di approfondimenti e di analisi accurate, tre primi riferimenti possono rivelarsi utili.

Il rapporto OECD-PISA sul benessere degli studenti (2017)

Il rilievo dato dall’OECD con un rapporto specifico dedicato al benessere degli studenti [22]1. E’ significativo che un intero rapporto OECD sull’edizione 2015 del programma PISA sia dedicato al benessere degli studenti e tra le righe sembra quasi di leggere una difesa dell’ondata valutativa dalle criticità sollevate: l’enfasi sull’accertamento delle conoscenze, pur in forma dinamica e con attenzione alle competenze viene affiancata dalla preoccupazione sullo status degli studenti.

La nuova agenda della scuola di Singapore

Fa riflettere la rideterminazione delle priorità politiche di un paese con Singapore per decenni ai vertici delle classifiche internazionali per le competenze dei propri studenti. Il governo ha riconosciuto che una proposta educativa focalizzata riduttivamente su standard accademici non è più adeguata per preparare i giovani per il futuro. L’educazione deve essere a largo spettro integrando gli aspetti accademici, intellettuali, morali, fisici, sociali, emozionali ed estetici in modo da rispondere sia ai diversi bisogni degli studenti sia per promuoverne il benessere.[23]

Dall’achievement al well-being: gli esempi dell’Australia e della provincia canadese dell’Ontario

Riflessioni e orientamenti nelle direzioni indicate trovano conferma nelle politiche perseguite da altri paesi, come l’Australia[24] e la provincia canadese dell’Ontario. Il governo australiano ha riconosciuto il benessere degli studenti come obiettivo politico prioritario creando le strutture e sviluppando strategie dedicate per raggiungerlo. La provincia dell’Ontario[25] ha sviluppato in un ciclo pluriennale di interventi per promuovere il benessere degli studenti a scuola considerato come uno dei punti di forza del paese, un prerequisito per il successo di lungo periodo.

Per una svolta strategica

La situazione che è stata descritta del pianeta studenti, gli elementi di transizione in corso e gli orientamenti adottati da alcuni paesi leader e da organismi internazionali motivano un cambiamento di valori da operare e di agenda da definire: le strategie focalizzate sull’achievement vanno integrate in una visione più ampia che il termine “benessere” dello studente può riassumere. Non è più sufficiente mirare al riallineamento dei livelli di apprendimento misurati dal testing di massa, come non lo è il good is not enough secondo l’espressione coniata in Finlandia per indicare che il mantenimento di livelli non è garantito una volta per tutti. Di questa strategia fanno parte il miglioramento delle misure già in atto (a), lo sviluppo di attenzione verso le competenze non cognitive (b), la riconsiderazione del rapporto tra performance e benessere degli studenti (c) la formazione dell’identità personale includendo le dimensioni della responsabilità civica come tema pedagogico rilevante (d), la valorizzazione delle potenzialità inespresse della scuola (e), l’adozione di modelli semplificati, integrati e di maggior respiro della valutazione interna (f), la focalizzazione della formazione continua degli insegnanti (g), la presa in carico della questione del benessere degli insegnanti (h), la rivisitazione della leadership di scuola (i) nonché l’integrazione degli approcci correnti ai problemi dell’edilizia scolastica con nuovi standard (l).

A portata di mano le competenze di base

I miglioramenti nelle discipline di base sono possibili, come è a portata di mano la contrazione della dispersione scolastica. I passi in avanti compiuti documentano la praticabilità del superamento di criticità storiche segnalando come alibi il riferimento a ostacoli di struttura e di ordinamento o a retaggi culturali difficili da sormontare. La lezione dei miglioramenti realizzati indica chiaramente che sono indispensabili strategie di medio periodo, condivisione degli obiettivi, determinazione e tenacia nella messa in opera delle misure necessarie.

Le altre competenze da prendere sul serio

Oltre alle discipline di base, per decenni prese a riferimento nella valutazione dei livelli di apprendimento, altre aree di competenza si sono imposte via via all’attenzione di esperti e di operatori dell’istruzione. Le competenze non cognitive includono la creatività, il critical thinking, le soft skills, la socializzazione digitale e hanno rappresentato negli ultimi anni la frontiera della ricerca e della riflessione pedagogica. In questo allargamento di orizzonte si è innestata una visione via via meno settoriale in cui apprendimento, benessere e identità concorrono a tracciare linee di crescita integrata con il riconoscimento più convinto dei bisogni, degli interessi, delle identità e del benessere degli studenti con una visione più profonda e ampia di quello che costituisce un percorso di formazione.

L’equilibrio tra il benessere e i livelli di apprendimento

Proprio la passata stagione di enfasi sulla valutazione rende oggi importante cercare una nuova piattaforma per un rapporto equilibrato tra il benessere dello studente e il suo livello di apprendimento. L’interazione è complessa e non lineare, spesso con posizioni diverse tra gli insegnanti stessi. Più in particolare occorre conciliare quattro diverse prospettive, tutte rilevanti nel processo formativo e intrecciate nella vita quotidiana di una classe come di una scuola:

  1. il benessere dello studente è una condizione favorevole per la riuscita scolastica. E’ molto probabile che l’allievo, sereno, consapevole, con una propria identità, si trovi in condizioni migliori per affrontare il lavoro scolastico rispetto al compagno ansioso, turbato da eventi esterni, non a proprio agio nel mondo della scuola.
  2. il successo scolastico è spesso un requisito per il benessere dello studente. Il fallimento scolastico a vari livelli genera demotivazione, disinteresse, sfiducia mentre al contrario la riuscita pur parziale consolida la percezione delle proprie capacità e rafforza la spinta al miglioramento.
  3. il benessere dello studente e la riuscita scolastica sono due ingredienti ugualmente importanti da prendere in considerazione sempre evitando gli estremi della polarizzazione: enfasi eccessiva sui risultati di apprendimento e trasformazione della scuola, ambiente di apprendimento per eccellenza, in un club sociale di relazioni sociali positive.
  4. il benessere degli studenti ha anche un valore in sé. L’accentuazione della verifica dei livelli di apprendimento ha talvolta fatto passare in secondo piano l’esperienza personale della scuola che ciascun studente ha. La scuola è uno spazio di vita autentica per lo studente e gli esiti non sono l’unica componente significativa.

L’equilibrio tra queste diverse istanze non è stabile e spesso tra gli insegnanti come tra i genitori ci sono posizioni molto diverse, se non antagoniste, così come tra gli specialisti del curriculum e i professionisti della salute personale e mentale possono esservi divergenze. Per quanto si riveli difficile opportune strategie di integrazione sono alla base di percorsi scolastici soddisfacenti.

la formazione dell’identità personale

L’identità personale è una componente del benessere ed è parte dello sviluppo umano. La scuola è oggi un contesto in cui si costruiscono le identità personali e si portano a sintesi situazioni, familiari, sociali, economiche e culturali molto varie. Soprattutto per gli alunni e gli studenti provenienti da contesti deprivati, da situazioni familiari lacerate o in via di ricomposizione o da contesti minoritari. Questa è anche la premessa per maggior equità e per il miglioramento di performance.

Il clima di scuola, calmo, responsabile, attento e sensibile, deve diventare un obiettivo da condividere, anche per combattere l’ansietà, talora la depressione, degli studenti e degli stessi insegnanti. Per apprendere e per crescere occorre capacità di autoregolazione delle proprie emozioni, una condizione che può essere facilitata anche con specifici programmi di lavoro.

Le potenzialità inespresse o accantonate della scuola

Considerando in astratto il nostro sistema scolastico è difficile non riconoscere il paniere di opportunità oggi aperte agli studenti; ed altre possono essere attivate. L’attuale scenario prevede una socializzazione anticipata rispetto alla scuola primaria, una pluralità di opzioni nella scuola secondaria di secondo grado, un apparato di monitoraggio non episodico. L’ottica indicata apre uno scenario in cui varie componenti possono essere rivisitati, dall’educazione civica all’esigenza di esperienza di carattere civico da generalizzare (volontariato, servizio civile). Allo stesso tempo la maturazione del senso di responsabilità rientra in quella socializzazione a codici di comportamento civile a partire dall’interazione sociale a livello di scuola per estendersi all’uso delle tecnologie digitali. L’intero settore dell’educazione motoria e della promozione dello sport dovrebbe uscire dalle incertezza attuali (da cui non sono escluse esperienze positive e anche di eccellenza). L’avvicinamento alla musica, diffuso con esperienze di pregio a livello delle singole istituzioni, è una prospettiva da generalizzare e rendere coerente. Il contatto con l’arte e la storia del Paese ha molte occasioni per diventare esperienza autentica per le giovani generazioni.

Un’altra valutazione

E’ una priorità oggi riflettere seriamente sugli effetti, e sulle potenzialità, delle valutazioni su larga scala, sentire gli insegnanti per irrobustire la condivisione e superare eventuali criticità. Ci sono oggi numerose pratiche innovative e una pluralità di linee di lavoro in campo (test nazionali, certificazione di competenze, diplomi scolastici, valutazione quotidiana interna…): occorre trasformare questi momenti di diagnosi in strumenti per la crescita personale e per lo sviluppo dei percorsi individuali. Questo vuol dire utilizzare vari strumenti di diagnosi che sono sempre più disponibili e sfruttare le possibilità offerte dalle tecnologie per documentare, comunicare, confrontare il livello di raggiungimento degli obiettivi accentuandone la personalizzazione. Gli insegnanti possono registrare l’apprendimento degli studenti su basi digitali e condividere con colleghi studenti e genitori. In questo modo riflettere sui risultati esce da un contesto di competizione per diventare parte delle strategie di accompagnamento degli studenti. L’utilizzo in senso diacronico della valutazione interna può rivelarsi una risorsa importante.

La collaborazione professionale come tema per la formazione degli insegnanti

L’ottica comprensiva che supera i settorialismi curricolari impone una profonda metanoia nelle culture professionali degli insegnanti. Se la collaborazione tra gli insegnanti è obiettivo corrente e pratiche positive sono in corso in questa direzione, la presa il carico del percorso integrato dello studente richiede un ulteriore avanzamento: è la stessa concezione del lavoro degli insegnanti ad essere coinvolta in un’ottica di responsabilità collettiva per la crescita integrata di ogni singolo studente. Occorre sviluppare forme di collaborazione che siano più professionali, adottino delle strategie e protocolli con feedbak e coinvolgimento autentico.

Il benessere degli insegnanti

Non è possibile pensare al well-being degli studenti se non si assicura il benessere degli insegnanti, un ambiente e contesto di lavoro con dirigenti professionali e rispettosi, relazione professionali gratificanti, un sistema di valutazione che gli insegnanti stessi condividano, programmi formativi convincenti e ragionevoli e riconosciuti positivamente da chi vi partecipa. L’apprezzamento da parte di tutte le componenti delle comunità scolastiche e il riconoscimento delle dimensioni professionali e tecniche del lavoro di chi insegna sono altrettanto importanti quanto programmi per la rivalorizzazione salariale per la professione docente.

Leadership di scuola e benessere degli studenti

Il nuovo reclutamento dei dirigenti e la situazione strutturale del servizio distribuito sul territorio sono l’occasione per affrontare la necessità di riorientare le strategie di leadership delle scuole verso il benessere degli studenti. “Putting education back in educational leadership”[26] è un imperativo che ha dominato la letteratura sulla direzione di scuola nell’ultimo decennio: oggi si è più consapevoli che il processo educativo riguarda la persona integrale dello studente non solo i suoi livelli di apprendimento disciplinare.

Edilizia scolastica e ambienti di apprendimento

La consapevolezza è diffusa sulla necessità di affrontare di petto la situazione dell’edilizia scolastica. I ritardi purtroppo pesano rispetto ai criteri definiti nel passato, ma diventano più rilevanti se si prendono in considerazione gli standard successivi. Cosi accanto al riallineamento rispetto al passato (standard sulla sicurezza…), si impone la considerazione di nuovi criteri quali la qualità ecologica e la sostenibilità senza escludere l’esplorazione dell’applicazione alle strutture scolastiche dei nuovi standard sul well-being in edilizia[27].

Conclusione. Le potenzialità inespresse come capitale da investire

A chi è tentato di redigere cahier de doléances si potrebbe obiettare elencando le virtù cardinali della nostra scuola (inclusività, capacità di eccellenza disseminata, fervore professionale nonostante condizioni non favorevoli, resilienza degli studenti, sistema di opportunità nella scuola secondaria, programmi scolastici di respiro, equilibrio tra formazione umanistica e formazione scientifico-tecnica). A queste qualità si aggiungono condizioni organizzative e funzionali (ratio docenti/studenti favorevole; non previsione di tagli di risorse per le scuole…) e articolazione della governance amministrativa (strutture ministeriali, direzione regionali, autonomia scolastica) e professionale (Invalsi e Ansas). E sono questi i punti di forza per disegnare e mettere in atto un’azione di rivisitazione delle decisioni da prendere dal punto di vista degli studenti, privilegiando quelle dai benefici possibili e raffreddando quelle dagli effetti incerti o insignificanti. Un esercizio di discrezionalità politica, anzitutto, ma anche amministrativa e professionale: questa è la sfida di maggior rilievo di oggi per il domani.

Gli slogan del passato “cambia la scuola … la scuola cambia”, “tutti a scuola”, “la buona scuola” hanno alimentato speranze: hanno mancato tuttavia di cogliere negli studenti, nelle loro motivazioni, atteggiamenti, emozioni e intelligenze, il punto di riferimento dell’azione formativa che deve tradurre aspirazioni incerte, sentimenti ambivalenti e, talvolta, indifferenza in progetti di crescita, personale, responsabile, credibile e orientata al futuro.

 

[1] Nel testo sulla Buona scuola si parla di studenti, ma le misure sono prevalentemente riferite alle condizioni organizzative e funzionali della scuola. Manca una tematizzazione esplicita e diretta dell’essere studente oggi come sono assenti le analisi sulle reali condizioni degli studenti e sulle diverse sfaccettature della popolazione giovanile presente nelle aule scolastiche. Implicitamente si rimane fermi alle visioni convenzionali e ideal-tipiche degli studenti.

[2] Vedi interventi del Ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca.

[3] OECD (2017), PISA 2015 Results (Volume III): Students’Well-Being, PISA, OECD Publishing, Paris. http://dx.doi.org/10.1787/9789264273856-en. p.3.

[4] Manca forse una visione bilanciata del nostro sistema scolastico è opportuno mantenere una percezione equilibrata dei punti di forza e delle criticità della nostra scuola. La letteratura critica non manca; non può tuttavia cancellare alcuni evidenti punti di forza.

[5] Il sistema scolastico va analizzato anche alla luce degli indicatori generali (si vedano gli indicatori Onu e quelli dell’ OECD sulla qualità della vita…).

[6] Nel panorama italiano i rapporti di Almadiploma e quelli dell’Istituto Toniolo sono diventati termini di riferimento come i lavori di Charmet, mentre uno sguardo agli studenti emerge in controluce nella letteratura critica sulla scuola ad opera di insegnanti.

[7] I dati sulla soddisfazione degli studenti presentati in questa sezione sono tratti da OECD, 2017.

[8] Cfr. OECD, Better Life Indicators (http://www.oecdbetterlifeindex.org/it).

[9] OECD, 2017, p.93ss. Il tema è qui solamente accennato e dovrebbe essere oggetto di approfondimento. La motivazione, infatti, include sia aspetti interni (interesse per le singole discipline e per i relativi contenuti…) sia fattori esterni (rilevanza degli studi, apprezzamento in funzione degli sbocchi professionali…).

[10] OECD, 2017, p.115ss.

[11] OECD, PISA in focus, Who are the school truants? n.35. 2014. A fronte di percentuali OECD di assenteismo oscillanti tra il 18% e il 15%, i valori per gli studenti italiani superano il 40%, come i coetanei argentini, giordani o turchi.

[12] In tutte le successive edizioni del programma PISA vengono per le diverse discipline individuate le percentuali di studenti che non superano i livelli iniziali e attesi di preparazione. Si tratta per gli studenti italiani di valori che oscillano tra il 30 e 40%.

[13] La raccolta dei dati di ICCS 2016 è stata condotta, nei vari paesi dei due emisferi, fra ottobre 2015 e giugno 2016.Hanno partecipato 24 paesi, di cui 16 europei, 5 latino-americani e 3 asiatici (IndagineIEA 2016ICCS INVALSI, Risultati degli studenti italiani in educazione civica e alla cittadinanza.

[14] Cfr il contributo di Giorgio Asquini, Lo strano caso dei risultati italiani di Pisa 2012 http://ojs.pensamultimedia.it/index.php/sird/article/viewFile/1091/1059

[15] OECD-PISA 2015 Results Collaborative problem solving vol V.

[16] Almadiploma, Rapporto 2018 sulla Condizione occupazionale e formativa dei diplomati di scuola secondaria di secondo grado.

[17] Un intero filone della letteratura sul dirigente di scuola, la leadership for learning, è sorta e si è sviluppata per oltre un decennio partendo dall’analisi dei fattori relativi alla leadership con impatto sui risultati degli studenti.

[18] I numerosi rapporti OCSE sull’analisi secondaria dei dati del programma PISA ha costituito un patrimonio di evidenze e di conoscenze senza precedenti rendendo possibile la definizione di strategie di azione per gli studenti sulla base di riscontri scientifici.

[19] Cfr. Con i bambini, Primo rapporto sulla povertà educativa minorile in Italia (2018), Save the Children, Nuotare controcorrente. Povertà educativa e resilienza in Italia (2018).

[20] Cfr. INVALSI, Indagine OCSE-PISA 2015: I risultati degli studenti italiani in scienze, matematica, lettura OCSE PISA 2015 (“L’Italia, con un punteggio medio di 481 si colloca – in maniera statisticamente significativa – al di sotto della media OCSE”,p.17).

[21] Per una critica alle valutazioni standard delle perfomance disciplinari cfr. Zhao, Y. (2012). World class learners: Educating creative and entrepreneurial students. Thousand Oaks, CA: Corwin.

[22] OECD (2017), PISA 2015 Results (Volume III): Students’ Well-Being, PISA, OECD Publishing, Paris.http://dx.doi.org/10.1787/9789264273856-en

[23] Cfr. Wan Har Chong e Boon OOi Lee, Social-emotional Learning: Promotion of Youth Wellbeing in Singapore Schools, in Katie Wright e Julie McLeod (ed), Rethinking Youth Wellbeing, Critical Perspectives, Springer 2015, p.161-177.

[24] https://www.education.gov.au/student-resilience-and-wellbeing

[25] http://www.edu.gov.on.ca/eng/about/Wellbeing2.html

[26] Robinson, V. (2011)
Student-Centered Leadership, Jossey-Bass, San Francisco (CA), p.143.

[27] Si vedano gli standard WELL www.wellcertified.com/sites/default/files/resources/EducationalFacilitiesPilotAddendum.pdf.

[28] Nel testo sulla Buona scuola si parla di studenti, ma le misure sono prevalentemente riferite alle condizioni organizzative e funzionali della scuola. Manca una tematizzazione esplicita e diretta dell’essere studente oggi come sono assenti le analisi sulle reali condizioni degli studenti e sulle diverse sfaccettature della popolazione giovanile presente nelle aule scolastiche. Implicitamente si rimane fermi alle visioni convenzionali e ideal-tipiche degli studenti.

[29] Vedi interventi del Ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca.

[30] OECD (2017), PISA 2015 Results (Volume III): Students’Well-Being, PISA, OECD Publishing, Paris. http://dx.doi.org/10.1787/9789264273856-en. p.3.

[31] Manca forse una visione bilanciata del nostro sistema scolastico è opportuno mantenere una percezione equilibrata dei punti di forza e delle criticità della nostra scuola. La letteratura critica non manca; non può tuttavia cancellare alcuni evidenti punti di forza.

[32] Il sistema scolastico va analizzato anche alla luce degli indicatori generali (si vedano gli indicatori Onu e quelli dell’ OECD sulla qualità della vita…).

[33] Nel panorama italiano i rapporti di Almadiploma e quelli dell’Istituto Toniolo sono diventati termini di riferimento come i lavori di Charmet, mentre uno sguardo agli studenti emerge in controluce nella letteratura critica sulla scuola ad opera di insegnanti.

[34] I dati sulla soddisfazione degli studenti presentati in questa sezione sono tratti da OECD, 2017.

[35] Cfr. OECD, Better Life Indicators (http://www.oecdbetterlifeindex.org/it).

[36] OECD, 2017, p.93ss. Il tema è qui solamente accennato e dovrebbe essere oggetto di approfondimento. La motivazione, infatti, include sia aspetti interni (interesse per le singole discipline e per i relativi contenuti…) sia fattori esterni (rilevanza degli studi, apprezzamento in funzione degli sbocchi professionali…).

[37] OECD, 2017, p.115ss.

[38] OECD, PISA in focus, Who are the school truants? n.35. 2014. A fronte di percentuali OECD di assenteismo oscillanti tra il 18% e il 15%, i valori per gli studenti italiani superano il 40%, come i coetanei argentini, giordani o turchi.

[39] In tutte le successive edizioni del programma PISA vengono per le diverse discipline individuate le percentuali di studenti che non superano i livelli iniziali e attesi di preparazione. Si tratta per gli studenti italiani di valori che oscillano tra il 30 e 40%.

[40] La raccolta dei dati di ICCS 2016 è stata condotta, nei vari paesi dei due emisferi, fra ottobre 2015 e giugno 2016.Hanno partecipato 24 paesi, di cui 16 europei, 5 latino-americani e 3 asiatici (IndagineIEA 2016ICCS INVALSI, Risultati degli studenti italiani in educazione civica e alla cittadinanza.

[41] Cfr il contributo di Giorgio Asquini, Lo strano caso dei risultati italiani di Pisa 2012 http://ojs.pensamultimedia.it/index.php/sird/article/viewFile/1091/1059

[42] OECD-PISA 2015 Results Collaborative problem solving vol V.

[43] Almadiploma, Rapporto 2018 sulla Condizione occupazionale e formativa dei diplomati di scuola secondaria di secondo grado.

[44] Un intero filone della letteratura sul dirigente di scuola, la leadership for learning, è sorta e si è sviluppata per oltre un decennio partendo dall’analisi dei fattori relativi alla leadership con impatto sui risultati degli studenti.

[45] I numerosi rapporti OCSE sull’analisi secondaria dei dati del programma PISA ha costituito un patrimonio di evidenze e di conoscenze senza precedenti rendendo possibile la definizione di strategie di azione per gli studenti sulla base di riscontri scientifici.

[46] Cfr. Con i bambini, Primo rapporto sulla povertà educativa minorile in Italia (2018), Save the Children, Nuotare controcorrente. Povertà educativa e resilienza in Italia (2018).

[47] Cfr. INVALSI, Indagine OCSE-PISA 2015: I risultati degli studenti italiani in scienze, matematica, lettura OCSE PISA 2015 (“L’Italia, con un punteggio medio di 481 si colloca – in maniera statisticamente significativa – al di sotto della media OCSE”,p.17).

[48] Per una critica alle valutazioni standard delle perfomance disciplinari cfr. Zhao, Y. (2012). World class learners: Educating creative and entrepreneurial students. Thousand Oaks, CA: Corwin.

[49] OECD (2017), PISA 2015 Results (Volume III): Students’ Well-Being, PISA, OECD Publishing, Paris.http://dx.doi.org/10.1787/9789264273856-en

[50] Cfr. Wan Har Chong e Boon OOi Lee, Social-emotional Learning: Promotion of Youth Wellbeing in Singapore Schools, in Katie Wright e Julie McLeod (ed), Rethinking Youth Wellbeing, Critical Perspectives, Springer 2015, p.161-177.

[51] https://www.education.gov.au/student-resilience-and-wellbeing

[52] http://www.edu.gov.on.ca/eng/about/Wellbeing2.html

[53] Robinson, V. (2011)
Student-Centered Leadership, Jossey-Bass, San Francisco (CA), p.143.

[54] Si vedano gli standard WELL www.wellcertified.com/sites/default/files/resources/EducationalFacilitiesPilotAddendum.pdf.