“… val la pena di ricordare … l’avventura di Giovanni Gozzer, che non si può risolvere nella cultura del Mulino perché il suo ‘europeismo’ e la scelta della ‘programmazione’ come terreno di confronto hanno avuto matrici ben più specifiche nella sua formazione di colto uomo di scuola e ‘ministeriale’, del tutto estraneo a quella cultura della conservazione morbida e tipica di un’alta dirigenza scolastica abituata a servire i politici, a rallentarne spesso anche le più caute ipotesi di rinnovamento, a difendere l’esistente e insieme i loro privilegi.” Ricuperati, G., Storia della scuola in Italia. Dall’Unità a oggi, La Scuola Editrice, Brescia 2015, p. 260.

 

 Una figura poliedrica, l'”uomo colto di scuola”, il “ministeriale estraneo alla burocrazia”[2], il “professore scomodo”,[3] l’antagonista fuori dagli schemi, o, scegliendo tra le sue definizione, l’ “autonomista liberale” o il “cattolico asburgico”: i termini che ricorrono sono diversi per scolpire una figura complessa e varia, come è quella di Giovanni Gozzer, una persona che ha occupato un posto riconosciuto di rilievo[4] nella storia della scuola italiana per alcuni decenni, “un comparatista di fama internazionale” secondo l’autorevole parere di Mauro Laeng e “il dinamico direttore del CEE/CEDE” secondo Antonio Sassone, uno dei collaboratori al CEDE[5]. Sarebbe un errore, oltre che una presunzione ingenua, pensare di cogliere compiutamente del professor Gozzer lo spessore di pensiero e di conoscenza, o la ricchezza di una vita professionale, diremmo oggi senza frontiere, e le sfumature di una cultura, ricca, profonda e dinamica. Queste pagine si limitano ad una prima esplorazione.

Un uomo colto di scuola, ministeriale estraneo alla burocrazia

Per capire la vicenda professionale di Giovanni Gozzer è utile partire dalla peculiarità del mondo dell’istruzione. Gli educatori creativi della tradizione, i burocrati illuminati di alcune stagioni, i system leader dell’innovazione, in molti hanno aggredito i sistemi di istruzione e di formazione, rompendo le routine, affrontando la perdita di smalto delle istituzioni educative, contrastando le derive inattese e, spesso, contestando la mediocrità. Larry Cuban e David Tyack, due accademici americani di rango, hanno coniato l’espressione tinkering towards utopia – armeggiare verso l’utopia[6] – per riassumere 150 anni di storia della scuola negli USA.

E questo è il destino delle persone che si impegnano nella scuola: armeggiare attorno a un disegno soggetto a continui mutamenti, con l’ardire di trattare gli intangibili e la consapevolezza delle perduranti incertezze. Della storia della scuola si ricordano eventi e rimangono impressi slogan, mentre si elencano riforme con i nomi di ministri e la letteratura critica continua a essere un’impresa di successo anni dopo anni. Meno note sono le avventure di chi scende sul terreno, si divincola tra le spire dei vincoli, costruisce processi efficaci, traccia sentieri di senso in un contesto di legami deboli e di garbage can. La storia sociale della scuola è in quella terra di mezzo dove si è impegnati in operazioni di continuo adattamento, in sfide tantaliche in cui convivono fallimenti e successi, anche perché, come Giovanni Gozzer riassume, con un’immagine icastica ed efficace nelle turbolenze degli anni 1970, l’impegno di cambiamento della scuola è “un po’ come trasformare le Piramidi in sedi della General Motors“.[7]

Per questa ragione si ritrovano molti temi ancora oggi incombenti nella biografia professionale e istituzionale di Giovanni Gozzer, dal contrasto tra il governo tecnico e il governo amministrativo della scuola[8], dalla fase di rilancio e di sviluppo espansivo del sistema scolastico alle stagioni della sua ristrutturazione, dalle peculiarità dell’orizzonte nazionale alle dinamiche di convergenza a livello internazionale, dal rapporto con il mondo della ricerca al ruolo nella divulgazione della cultura dell’educazione[9]. Attraverso la vicenda di Giovanni Gozzer si ha così l’opportunità di leggere un tratto di storia della scuola italiana e, soprattutto, di attraversare nodi concettuali di base del governo della scuola toccando con mano patologie e robustezze dei sistemi scolastici.

Il coinvolgimento diretto del responsabile amministrativo sui generis[10], l’osservazione analitica dello studioso[11]e la passione critica dell’uomo di educazione[12] si intrecciano in una persona di cultura dallo spettro ampio, nel quale rintracciamo spunti di ricerca avanzata – si pensi al contributo sul tema della interdisciplinarità -, sguardi prospettici, ricostruzioni storiche, una ricca produzione giornalistica su testate nazionali[13]e orizzonti sovranazionali, non senza l’immersione in diatribe accese. Si potrebbe dire un illuminista d’altri tempi, con il coraggio della ragione e dell’azione, di cui val la pena cogliere testimonianze e riflessioni indicando alcune lezioni oggi attuali e mettendo in evidenza interrogativi che una puntuale ricerca su le opere e i giorni di Giovanni Gozzer potrebbe affrontare.

Trasformare le piramidi in sedi della General Motors”

Ripercorrendo la biografia istituzionale del professor Gozzer ci si imbatte nelle tappe fondamentali della storia della scuola dal dopoguerra fino a tutti gli anni 1980. Nei decenni successivi prevalgono gli interventi rivolti all’analisi, alla riflessione e alla divulgazione sul coinvolgimento diretto nelle decisioni politiche o amministrative. Sette appuntamenti con la storia della scuola italiana vedono dispiegarsi l’intelligenza e l’energia del professore trentino.

Il primo appuntamento, dopo l’esperienza del provveditorato di Trento, è sulla scena romana, con l’impresa della costruzione della scuola di un paese uscito distrutto dalla guerra. Il contributo di Giovanni Gozzer, già fertile collaboratore dal 1944 della rivista La scuola e l’uomo[14] si colloca nel contesto della scuola che nel dopoguerra si avvia a diventare un servizio per tutti gli italiani. Si lotta contro l’analfabetismo e si lavora per creare coesione e consenso su un progetto di Paese da ricostruire. L’inchiesta del ministro Guido Gonnella sulla scuola è un’operazione portentosa (211.00 insegnanti e 85 dirigenti coinvolti lungo un biennio a partire dal mese di aprile del 1947). Fornisce una ricognizione della situazione, documentando carenze edilizie e strutturali. La proposta che ne deriva (Disegno di legge n.2100 del 13 luglio 1951) non si risolve in una riforma definita, ma genera decisioni per ‘ritocchi’ come è il caso dell’esame di maturità e iniziative come la creazione della scuola popolare e l’avvio dei Centri didattici nazionali già pensati da Bottai.[15] Gozzer subentra ad Attilio Frajese come capo di gabinetto del ministro Gonnella ed è membro della Consulta didattica[16], attiva nel periodo 1947-1951, a fianco del cattolico Aldo Agazzi, del liberale Salvatore Valitutti e dell’outsider Maria Montessori[17]. Gozzer diventa, in quel periodo, il primo direttore del Centro Didattico Nazionale Scuola Secondaria.

Il Piano per la scuola, abbozzato da Amintore Fanfani e Aldo Moro e portato in Parlamento da Giuseppe Medici[18] è un banco di prova per il professor Gozzer. In assenza di una cultura di programmazione nel campo dell’istruzione, a diversità di altri settori di azione pubblica, la sfida è dissodare un terreno inesplorato e costruire una cultura dirompente rispetto alle procedure correnti. Si tratta di armare la struttura del sistema scolastico per un paese in crescita, con la necessaria espansione per la conquista dell’alfabeto, dal Nord già avanzato al Sud arretrato.[19] Con l’analisi dei problemi dello sviluppo della scuola italiana nel quadro del piano decennale per l’economia del paese (1959-1969)[20] Giovanni Gozzer esplora gli aspetti economici dell’istruzione[21] introducendo la questione scolastica nella discussione sulla programmazione anticipando successive iniziative quali gli studi della SVIMEZ[22]. Di fronte al mutare dei ministri, Giovanni Gozzer, con Paolo Prodi, rappresenta, peraltro, la continuità di attenzione ai progetti di programmazione e alla previsione dello sviluppo scolastico ma anche economico e alle tendenze europee. Nella sua analisi storica Ricuperati scrive che la “significativa cultura riformatrice in ambito cattolico, anche sul terreno dell’istruzione va cercata non tanto nei protagonisti politici, da Amintore Fanfani a Giuseppe Medici, ad Aldo Moro, quanto nelle figure che avevano preparato le politiche di piano e di programmazione nell’ombra discreta degli uffici studi ispirandosi alle lezione di uomini come Adone Zoli e Ezio Vanoni. Ci si riferisce in particolare a Giovanni Gozzer, Luigi Pedrazzi, Paolo Prodi”[23]. Al tema della pianificazione educativa Gozzer dedica studi specifici[24] scritti in un’ottica europea, facendo conoscere al pubblico italiano, ad esempio, il documento prospettico dell’OECE sul divenire della scuola al 1970[25].

Già nel corso dei lavori per l’inchiesta Gonnella Gozzer aveva colto, accanto alle necessità di interventi strutturali, l’indispensabilità di un approfondito lavoro per la crescita professionale. Il sostegno professionale agli insegnanti è all’origine della creazione dei centri didattici per settori di scuola e interpreta un’esigenza che fin dal 1949 Gozzer aveva individuato scrivendo: ‘l’aspetto didattico, l’aspetto psico-pedagogico, l’aspetto sociale… le scienze dell’educazione (Psicologia, pedagogia, fisiologia, antropologia, ecc.) sono oggi materia pressoché ignorata dall’educatore… di qui la necessità dell’esperienza, dello studio diretto, attento, controllato scientificamente, dei fenomeni dell’apprendimento“.[26] Nel contesto dei centri didattici nazionali, per anni riferimento tecnico e professionale per i docenti e per le scuole[27], il professor Gozzer matura convinzioni e orientamenti sulla formazione continua degli insegnanti e sul loro sviluppo professionale, arricchiti dal confronto internazionale,[28] che ispireranno la ricca attività del Centro Europeo con un approccio collaborativo[29] e un’attenzione all’analisi del corpo docente[30] e che l’accompagneranno nel tempo.[31]

La nascita della scuola media è una pietra miliare nella storia del nostro paese. Se oggi si punta frequentemente il dito contro la scuola secondaria di primo grado come anello debole del sistema scolastico italiano con tentativi di superamento e richieste di ristrutturazione, negli anni 1950 e 1960 la scuola media per tutti fu una conquista. Rispetto alla generalizzazione della post-elementare Gozzer che sul tema aveva sviluppato riflessioni già alla fine degli anni 1940[32], abbraccia l’ipotesi di una scuola media unificata che superi l’avviamento professionale e generalizzi un percorso culturale ricco per tutti.[33] In questa circostanza il professore trentino dà prova di sapersi collocare non per schieramenti ma per scelte di sostanza in un contesto, peraltro, di forti contrapposizioni tra le forze politiche e di accesi contrasti anche all’interno del mondo cattolico.

L’avvio del Centro Europeo dell’Educazione (CEE, successivamente CEDE) nasce da un’intuizione che matura nel contesto di un paese che andava crescendo e di un sistema scolastico in espansione, alle prese con processi importanti di strutturazione. Gozzer ne è protagonista diventando responsabile della prima stagione del nuovo istituto in cui si saldano ambizioni nazionali, sguardi internazionali e spinte innovative. Negli anni 1960 e 1970, spesso citati come periodo storico a forte innovatività nelle scelte di politica scolastica, il CEDE si impone a livello nazionale e internazionale. Un esempio della difficile sfida di fronte a un sistema tradizionale e conservativo dominante è la istituzione presso l’istituto nel 1964 del Comitato nazionale per l’educazione scientifica che organizza 9 colloqui nazionali e uno internazionale nel triennio 1964-67.[34] Nell’introdurre gli atti dei colloqui il direttore Gozzer puntualizza la prevalenza nei lavori del Comitato, di cui il Centro ha rispettato la piena autonomia, di un’ottica scolastica “costante nell’inquadrare i problemi dell’educazione scientifica” per cui “… il dibattito si è piuttosto fissato sul sistema scolastico così come esso è (con i suoi limiti pedagogici, strutturali, docimologici, umani) piuttosto che tendere anche attraverso le metodologie proprie della scienza, a rilevare i contenuti deficitari e a promuoverne la modifica e l’aggiornamento“. Senza remore conclude scrivendo: “La critica può trovare un ulteriore corollario nell’affermazione, che potrebbe essere formulata, di un relativamente scarso interesse verso l’innovazione tecnologica e i suoi legami con l’educazione scientifica”[35].

La riforma della scuola secondaria superiore a partire dagli ultimi anni 1960 in poi è stata a lungo un tema corrente per le politiche educative italiane. L’incontro internazionale organizzato dal CEDE/CEE nel 1970 in collaborazione con l’OCSE è universalmente riconosciuto come una tappa importante nella storia della scuola italiana, pari a quella della Conferenza nazionale sulla scuola del 1990. I dieci punti fissati in tale circostanza, pur non diventano la piattaforma di una proposta di riforma riuscita, tracciarono i percorsi degli anni successivi. In questo ambito Gozzer contribuisce a mantenere vivo l’orizzonte internazionale, approfondisce la prospettiva storica e documenta l’intera questione nei suoi diversi aspetti[36], mantenendo una posizione non ideologica e prendendo, qualche anno dopo, le distanze da proposte a lui inaccettabili[37] fedele a «scelte di natura culturale non transigibili”.[38]

Le tecnologie[39] per il futuro sono state fin dalle origini oggetto di lavoro del CEDE con le esplorazioni sull’istruzione programmata nei primi anni 1970[40] e con uno sguardo al domani in collaborazione con chi opera nelle scuole e con chi sviluppa approcci innovativi.[41] Presso l’istituto di Frascati agli inizi degli anni 1970 è attivo il Laboratorio multi-media diretto da Mauro Laeng, pedagogista e fondatore del periodico Didattica delle scienze. Il tema appassiona Gozzer[42] che sviluppa l’idea di un sistema di apprendimento aperto scrivendo in un volume a cura di Kenneth Richmond[43] “scomparsi i sistemi rigidi di classi e di programma, diffusi i mezzi di informazione a base tecnologica, create le banche di dati e di informazioni, i modi di apprendimento non possono se non essere ‘autogestiti’ dagli interessati: diventando compito dei formatori-animatori quello di avviare i giovani a possedere, utilizzare e dominare gli strumenti e le informazioni di cui i giovani devono poter disporre”.[44] Questo principio della centralità dell’apprendimento che lo distingue dai tecno-ottimisti, senza cadere nelle disillusioni dei tecno-scettici, è all’origine dell’attenzione critica che l’esperto pedagogista riserva alle ‘applicazioni tecniche nella scuola media’[45]. Pur riconoscendo le tradizioni del ‘lavoro educativo’ (Kilpatrick, Kerschensteiner, Freinet…) e del ‘fare ragionato’ delle applicazioni tecniche, Giovanni Gozzer stigmatizza la loro “deformazione scolastica” del fare un corso più o meno nozionistico (“soluzione pessima e inaccettabile, ma non è purtroppo, né molto rara né molto gradita a chi cerca una scorciatoia rapida, comoda e di poco fastidio“) e apre a un’educazione tecnologia “che si avvii a diventare, nella scuola moderna, quella che nell’antica tradizione scolastica era la ‘grammatica[46]. Per questo l’obiettivo dell’educazione alla tecnica non è il lavoro “né in senso vagamente educativo né in senso egualitaristico” né è accettabile l’idea del ‘lavoro-bricolage’: “educare alla tecnica” scrive Gozzer, “vuol dire capire e concettualizzare i procedimenti che stanno dietro i fatti tecnici[47].

“Con vigile senso critico[48]

La vita professionale di Giovanni Gozzer ci porta non solo attraverso le stagioni di politica educativa che si sono succedute ma traccia un sentiero di riflessione, di discussione e di confronto su una ricca gamma di tematiche in agenda nel corso di più decenni. Le radici nella conoscenza storica della scuola nel nostro paese e il costante sguardo comparativo[49] sono strumenti di questa curiosità verso i temi dell’educazione abdicando alla concentrazione monotematica di altri esperti.

Nel panorama del sistema di istruzione e di formazione già alla fine degli anni 1950 Gozzer affronta il tema della formazione professionale, non dal punto di vista delle querelles costituzionali sulle competenze di settore, regionali o nazionali, ma nell’ottica europea con riferimento al Trattato istitutivo della CEE che all’art.49 prevedendo la libera circolazione della manodopera legittima l’intervento europeo nel campo della preparazione al lavoro. La riflessione mette a fuoco il ritardo del sistema nazionale anticipando successivi sviluppi.[50]

La parità scolastica[51] è da sempre un tema scottante, mai risolto compiutamente nella storia del governo della scuola in Italia. Stagioni diverse si sono succedute dalla fase dell’Assemblea costituente ai successivi sviluppi delle scuole parificate e del riconoscimento legale fino alla legge sulla parità scolastica del 2000. La posizione di Gozzer è quella dei cattolici che adottarono fin dal secondo dopoguerra la prospettiva della scuola statale come scuola del Paese in grado di offrire opportunità culturali per tutti per “superare ormai il complesso scolastico della breccia di Porta Pia collaborando per ‘realizzare quella scuola nazionale unitaria sulla quale riposa buona parte del nostro avvenire”[52]. Sotto questo profilo Gozzer segna un’evoluzione, non indolore e scevra di polemiche contrapposizioni, dalle rivendicazioni a favore delle scuole cattoliche e dalle pretese di uso confessionale della scuola pubblica[53] verso un atteggiamento che smettesse di guardare “alle conquiste contingenti, alle leggi favorevoli, agli aiuti economici” operando “nello spirito della comprensione e dell’ecumenismo piuttosto che in quello delle Crociale[54] (p.45) suscitando reazioni in alcuni ambienti cattolici sia conservatori sia sensibili ai problemi indicati. L’interesse per le scuole paritarie evolve nel tempo con una considerazione complessiva del sistema educativo in cui lo Stato non può calpestare l’autonomia professionale degli insegnanti. Di qui l’avvicinarsi alle riflessioni liberali di Salvatore Valitutti, prima, e alle posizioni neoliberali di Dario Antiseri, poi, nella prospettiva della de-statalizzazione della scuola[55]. Nel volume che dedica nel 1986 alla questione della scuola non statale Gozzer annota: “Probabilmente gli esponenti della convergenza laico-marxista che all’Assemblea Costituente ratificarono l’emendamento Corbino ‘Senza oneri per lo Stato’ ritenevano di aver vinto una battaglia di libertà e di impegno civile: non si accorsero che l’apparente vittoria era solo l’estremo sussulto di uno statalismo retrospettivo modellato su strutture civili ormai prive di capacità propulsiva”.[56] Una vittoria, quindi, secondo il professore trentino, che si rivela sbagliata.

Sugli organi collegiali istituiti nei primi anni 1970 per favorire la democrazia scolastica la critica di Gozzer è acuta e, si potrebbe dire, senza speranza. Con il suo consueto metodo Gozzer ricostruisce le esperienze pregresse di partecipazione sociale, segue la prima applicazione delle nuove norme fino alla fine degli anni 1970, esprimendo espliciti dubbi sul significato complessivo delle scelte politiche compiute, anche dal punto di vista del confronto comparativo[57]. A distanza di sei anni dall’approvazione della legge delega del 1973 la diagnosi di questa “vicenda incredibile, persino allucinante”[58] è senza appello: “il detonatore del nostro sistema scolastico e della sua stessa possibilità di funzionare”[59]. Nel suo rapporto presentato su richiesta del Consiglio d’Europa a un seminario tenutosi a Sévres nell’autunno del 1978 dal titolo “Apertura della scuola verso l’ambiente sociale” Gozzer scrive: “l’impressione dell’estensore … è che la ‘via italiana alla gestione partecipativa” nella scuola non rappresenti la continuità di un lungo e variamente organizzato sforzo di ‘far collaborare’ la componente familiare con quella insegnante, ma piuttosto il trasferimento ad un conglomerato, non sempre facilmente decifrabile, di forze sociali di compiti un tempo accorpati sotto la responsabilità e il controllo amministrativo-statuale. Se questo possa essere interpretato come la conclusione tardiva e retrodatata di quelle che in altri paesi si chiamarono le ‘guerres scolaires’ o si anticipino le soluzioni future verso cui  anche gli altri paesi dovranno avviarsi è una questione cui soltanto gli anni a venire potranno dare risposta”[60]. La sovrapposizione improvvida tra collegialità professionale e collegialità sociale di gestione è la chiave di lettura da cui origina il giudizio critico sulle scelte compiute.

La riforma delle scuole elementari dei primi anni 1990 con l’introduzione del modulo (tre insegnanti ogni due classi) era difficile da capire per un pedagogista profondo conoscitore del settore[61] come Giovanni Gozzer probabilmente non tanto per i contenuti in sé, ma per quel coacervo di interessi coinvolti in cui le preoccupazioni occupazionali e le aspirazioni pedagogiche erano intrecciate in modo indistricabile.[62]

Prendendo in esame il tema del governo delle singole scuole, emergente dalla seconda metà degli anni 1980 in poi, Giovanni Gozzer frena gli entusiasmi acritici del tempo puntualizzando la cappa dei vincoli e il bizantinismo delle norme che impediscono il dispiegarsi dell’autonomia scolastica. Accanto alle critiche delle procedure concorsuali per la selezione dei dirigenti di scuola che premiano la consueta conoscenza manualistica e non le competenze professionali necessarie[63]  Giovanni Gozzer annota: “il nostro dirigente scolastico è, gira e rigira, un burocrate esecutivo che sopperisce talvolta con un pizzico di personalità e intelligenza alle pesanti servitù imposte dal rullo compressore (ed asfissiante) di un sistema burocratico chiuso e privo di flessibilità”.[64]

Tra i molti altri temi oggetto di analisi e di intervento nei dibattiti correnti, dall’autonomia scolastica[65] all’ora di religione[66], la questione dell’equità in educazione è ricorrente e radicata in una visione profonda della natura dell’educazione che lega riflessioni lungo tutto l’arco della vita professionale del Professor Gozzer, fin dagli anni 1950[67]. E’ lo spirito della scuola per tutti che lo porta ad affrontare il rischio del sovraccarico che le “educazioni” possono introdurre nel percorso formativo. Scrive in un articolo apparso sulla rivista dell’Unesco:

“Sovraccaricare i curricula con contenuti di carattere transitorio comporta il rischio di ridurre il sistema educativo al raggiungimento di obiettivi, riducendo programmi e tempo rivolti a fornire allo studente gli strumenti di espressione personale, le capacità critiche, le abilità tecniche e scientifiche e la creatività. Dal momento che l’accesso a queste abilità è limitato ai gruppi sociali più privilegiati, la pletora di attività genericamente considerate educative ha l’effetto di penalizzare coloro ai quali solo la scuola può offrire la possibilità di acquisire quelle attitudini di base, intellettuali e mentali, che sono lo scopo dell’educazione.” [68]

L’uguaglianza delle opportunità è anche il principio con cui guarda all’educazione degli adulti, terreno di impegno già ai tempi della collaborazione con il Ministro Gonnella,[69] con posizioni considerate a livello internazionale.[70]

La capacità di essere un uomo di frontiera è testimoniata in molte occasioni e in settori diversi. Così è nel team di esperti che per il commissario europeo Ralf Dahrendorf redigono il rapporto Janne[71], il documento di base per la definizione della politica educativa europea. Non si sottrae anche di fronte a temi di forte spessore scientifico e culturale, sostenendo la centralità dei docenti in ogni programma di riforma[72]o, assieme ad altri, rigettando le tesi della descolarizzazione della società pur auspicando maggior flessibilità nei sistemi educativi[73]. Su può così leggere a proposito di interdisciplinarità e del modello italiano:

the Italian model Italy: According to Giovanni Gozzer (1982, p. 284):

A slightly different path was taken by those who prepared the lower secondary curriculum in Italy (from the sixth to the eighth year of schooling), which was approved in 1979 and came into force the following year. The Italian model runs along two parallel tracks, so to speak. In the specific formulation of curriculum content, it retains the traditional distinction be- tween subjects (Italian language, mathematics, history, geography, etc.). However, in the general instructions that precede this classification of con- tent, indicating ‘theoretical and practical educational planning’ as the line of approach, the various disciplines are to some extent ‘unified’ under the common heading ‘branches of education’, these branches being: language, history, civics and geography, mathematics, science and health, technical skills, art, music, physical education and religious instruction. In this case, rather than expressing an interdisciplinary approach, however vague, as w a s mentioned earlier, the same set of instructions justifies terminology that unifies the subjects while separating them into branches of education, stating: ‘In their various specialized branches, the disciplines provide the means and the opportunity for the united, integrated and complex development of functions, knowledge, abilities and tendencies that are indispensable to the growth to maturity of responsible human beings who are capable of making choices.’ T h e aim is clearly, therefore, a relative ‘weeding out’, or at least a pruning of the autonomy of the subject as such, so as to replace their straight- forward juxtaposition b y a plan, design or project that should predetermine what is finally achieved, imposing overall unity at an early stage.[74]

C’è una linea di pensiero che troviamo alla base di molti contributi: il ruolo dello stato e la discussione sugli errori commessi.[75] Entrano in gioco le esperienze personali: se la cultura del piano e della programmazione erano state coltivate negli anni della collaborazione con i ministri negli anni 1960, le successive stagioni frenano la speranza di un equilibrato distinzione di ruoli e di competenze.

In un contesto in cui prevale la logica della ristrutturazione, come documenta il terzo volume del capitale invisibile, anche la riforma, ritenuta necessaria da altri, appare impossibile: la testimonianza di Gozzer è il ritiro dall’illusione, esprime il ripensamento che il lungo stallo per la riforma della scuola secondaria stava generando. La retorica della riforma non convince più e il volume redatto con l’ex ministro Salvatore Valitutti ne è testimonianza. C’è una convergenza ‘singolare’ e un po’ ‘forzata’ tra ‘uno dei più conseguenti innovatori del mondo cattolico‘ il vecchio esponente liberale che era stato uno dei più accaniti nemici della media unica[76] Registravano le contraddizioni tra il prolungamento dell’obbligo, la preparazione professionale e la formazione culturale. Se un serio esperto come il prof Giovanni Gozzer, a lungo direttore del prestigioso centro di Villa Falconieri a Frascati, considera impossibile una riforma, è il segno evidente che, dopo lunghe fatiche, il centro sinistra non fu in grado di affrontare e realizzare una riforma della scuola secondaria. Al tema Gozzer dedicherà, successivamente, un’analisi comparata dei sistemi europei inclusi alcuni dell’area orientale[77] nel quadro di una ricostruzione storica e documentale[78].

La ristrutturazione e i ripensamenti che sono le categorie nella seconda e terza edizione del capitale invisibile segnano un cambiamento di prospettiva. L’esperto che aveva teorizzato l pianificazione scolastica scrive nel 1980, sempre esercitando il vigile senso critico, forse sotto l’influsso di un clima di alta tensione sociale e politica:

“E’ mia convinzione, ravvalorata quotidianamente da ciò che vediamo di fronte a noi accadere, che alla radice dei fenomeni sconvolgenti della nostra vita civile e istituzionale, ci sia proprio questo ‘male oscuro’ che ha le sue radici nella politicizzazione e nella ideologizzazione delle istituzioni scolastiche.

Sottratte ai loro fini originari e autentici, che sono finii di sviluppo e di rispetto della persona, e di dotazione degli strumenti essenziali del ‘discorso’ della ‘ragione’ e della ‘proceduralità simbolica’ esse sono gradualmente divenute arena di conflitto e di proselitizzazione, di ‘occupazione di spazi politici’, di imbonimento e indottrinamento da parte di singoli insegnanti, e gruppi di questi, estranei alle ragioni della professionalità di chi vi opera, in una parola in un vero e proprio “furto di anime e di spiriti”, perpetrato con le tecniche proselitistiche e psicotropiche più raffinate”[79]

Global player” ante litteram

La “volontà di guardare al futuro della scuola in termini europei” [80] appartiene pienamente a Giovanni Gozzer per quanto ‘essere globali’ in un’epoca di forti peculiarità nazionali e lontana dalla orizzontalità recente[81] non sia stato agevole. Accanto al lavoro di documentazione, alla presenza nel dibattito su una grande gamma di temi e alla produzione di analisi storiche e comparative, l’esperienza internazionale, per la verità poco conosciuta, rende straordinaria la figura di Giovanni Gozzer. In un contesto geopolitico in cui l’Italia andava crescendo lo sguardo internazionale, più che la ricerca di modelli da imitare o di ricette da prendere a prestito, è un dialogo con quell’ “accumulazione delle conoscenze utilizzabili che costituisce il patrimonio individuale di informazioni e di tecniche di uso di cui ogni individuo dispone“)[82]: è il capitale invisibile, un’idea che adombra la nozione più recente di intelligenza collettiva e richiama il concetto di nuovo conio di intangibles.

Si potrebbero, probabilmente, cogliere due vite parallele di Giovanni Gozzer che segue le vicende italiane con la mente immersa nello scenario in evoluzione a livello internazionale di cui ha conoscenza estesa e di prima mano. Sotto questo profilo è stato, probabilmente, uno dei pochi esperti italiani in grado di inserirsi, per riconosciute competenze, nei circuiti internazionali, dall’UNESCO alla Banca mondiale, e, soprattutto, di avere avuto un ruolo nell’innovazione scolastica in altri paesi, consolidando un profilo di uomo di frontiera, esperto di cambiamenti pur operando in un paese a forti tratti domestici.

L’America latina si rivela quasi un terreno di elezione per Giovanni Gozzer che gli permette di unire l’anima cattolica alla passione educativa. Occupandosi per l’UNESCO della scuola di base e del suo sviluppo in diversi paesi di quel continente[83] ritrova spunti per riflessioni sul rapporto tra istanze rivoluzionarie e ispirazione religiosa, forse memore dei valori maturati negli anni della resistenza nella seconda guerra mondiale nel suo Trentino.

In Spagna il prof. Gozzer fa parte dei ‘dodici apostoli’, come vennero chiamati gli esperti che lavorano attorno alle riforma della scuola secondaria sfociata nella Ley General de Educación del 1970[84] per opera di un ministro, Villar Palasí, di profonda cultura umanistica e rinascimentale che raccoglie i migliori esperti, nazionali e internazionali attorno ad un progetto di innovazione[85]. Avviene così che mentre le due leggi del 1945 e del 1963, approvate in regime franchista, relative alla scuola di base apparirono molto conservative, la nuova legge del 1970 “aprì inaspettatamente la via a una profonda riforma dell’anchilosato sistema educativo spagnolo, riproponendo, fra l’altro, il diritto all’istruzione con l’innalzamento della scuola dell’obbligo fino a 14 anni, e promosse l’unificazione e la sistematizzazione della scuola primaria“.[86]

A seguito di una risoluzione governativa nel 1972 e su richiesta del Consiglio di Stato nel 1973 nel Canton Ticino si procede all’analisi dello stato della scuola ticinese e alle prospettive di sviluppo. A questo scopo viene istituito un gruppo di esperti che elabora un rapporto analitico indicando come priorità di intervento la scuola media “[87]: Gozzer, direttore allora del Centro europeo dell’educazione di Villa Falconieri a Frascati, ne fa parte con Eugenio Egger, direttore del Centro svizzero di documentazione in materia di insegnamento e di educazione e con Bernard von Mutius, capo della divisione ricerca e documentazione pedagogica del Consiglio di Europa.

L’intensa interazione del professor Gozzer con la Commissione europea e i suoi funzionari è una pagina da esplorare e ricostruire. A mero titolo di esempio si può citare l’annotazione, rintracciata negli archivi documentali relativi alla nascita della CEE, di una funzionaria che testimonia, relativamente alla messa in piedi degli uffici della Commissione stessa nei primi anni 1970:

“Sfortunatamente la prima riunione del Consiglio ha avuto luogo, credo, quando il dott. Moreau non era più in servizio. In ogni caso lui cercava di indire riunione tra i funzionari dei ministeri e, in quel contesto, l’Italia ha avuto un proprio ruolo. E’ un caso, conoscevo persone… In Italia, esisteva una serie di centri ministeriali chiamati centri pedagogici. C’era un Centro pedagogico europeo creato dal prof. Giovanni Gozzer, una persona molto stimata e considerata che aveva avuto la possibilità di avere come sede del centro che dirigeva la Villa Falconieri a Frascati, vicino a Roma. Siccome aveva definito il suo Centro “europeo”, abbiamo subito cercato di stringere rapporti con lui. Abbiamo organizzato presso il suo Centro numerosi seminari europei per professori dell’insegnamento secondario. E si cercò di farlo entrare nella dialettica di cooperazione tra i ministeri. Grazie al prof. Gozzer, che aveva più contatti di noi nei ministeri, si è cominciato a riunire a Bruxelles funzionari dei ministeri dell’educazione: il tema principale era …”[88]

Le successive edizioni di Il Capitale invisibile in cui Gozzer raccoglie e commenta tutti i principali documenti di politica educativa che hanno condensato la riflessione internazionale nel corso degli anni 1970, sono la più evidente testimonianza di una statura professionale che sa unire alla vasta conoscenza storica e alla familiarità con i problemi della scuola, una sorprendente conoscenza e comprensione, in tempo reale, delle evoluzioni in corso nelle politiche scolastiche e del dibattito internazionale che le accompagnava.

Coltivare Il capitale invisibile 

Per cogliere le dimensioni sottotraccia dell’esperienza culturale e professionale di Giovanni Gozzer, prima di ritrovare il suo metodo di lavoro, è utile sondare il terreno su cui Giovanni Gozzer costruisce e ricostruisce negli anni le proprie posizioni e conduce le proprie battaglie, cioè gli ambienti e le reti che vedono il Professore intrecciare rapporti, collaborazioni e scambi attraversano i successivi decenni.

Gli ambienti culturali legati all’Università cattolica del Sacro Cuore di Milano, presso la quale si era laureato in lettere, sono stati l’humus che ha generato spinte innovative in molti settori della vita politica, culturale e sociale del nostro Paese. Gozzer ha spesso assunto posizioni indipendenti, ad esempio sulla scuola media a favore di una scuola unitaria o sulla scuola privata a sostegno di un orizzonte non confessionale. Non disdegna confronti serrati e polemiche accese, apprezzato da oppositori, sensibile al dibattito politico, distinto dalla democrazia cristiana anche se con l’editrice di partito Cinque lune pubblica contributi di riflessione[89]. La profondità del suo essere cattolico, ecumenico nella radice etimologica del termine, traspare nell’attenzione ai movimenti che travagliano la religione nella seconda metà degli anni 1960.

La propensione a una sorta di liberalismo illuminato ha forse radici nella delusione dell’immediato dopoguerra o nella constatazione di fallimenti che ispirano quella che chiama l’epoca dei ripensamenti[90] o nella riscoperta di scelte profonde di una persona responsabile, coerente, con idee maturate e non prese a prestito, capace di evoluzione ma non di adattamenti interessati. Non è forse un caso che Giovanni Gozzer, come Aldo Visalberghi che fu presidente del CEDE, provenissero dalla resistenza italiana pur con percorsi biografici diversi tra di loro. In questo contesto si inserisce la denuncia di uno Stato eccessivamente presente, resa con la metafora, illuminante quanto semplice, della circolazione stradale per veicolare una visione dello stato attivo nel creare le condizioni (i semafori, le strade, gli svincoli, il codice della strada…) ma non nel determinare i percorsi che appartengono alla libertà delle persone.

Come si è già richiamato il network internazionale di Giovanni Gozzer è di assoluto rilievo, dall’UNESCO alla Banca Mondiale, con impegni operativi per seguire progetti soprattutto nell’America latina. Nel Rapporto Janne redatto nei primi anni 1970 per la Comunità europea Giovanni Gozzer si trova a lavorare con i massimi esperti del tempo, da Aldo Visalberghi a Bertrand Schwartz, da Michel Crozier ad Aurelio Pezzei, da Thorsten Husen a Jan Tinbergen premio nobile per l’economia.[91]

Il cenacolo romano che si riconosceva in Armando Armando, l’intellettuale sui generis che fondò l’omonima casa editrice negli anni 50 del novecento e in Mauro Laeng, unito all’associazionismo professionale (UCIIM) vede Gozzer protagonista attivo e riconosciuto. In questo ambito Gozzer gioca un ruolo importante, come responsabile di collane, suggeritore di traduzioni, esperto di collegamento con il dibattito internazionale, produttore di volumi, con una febbrilità che si conciliava con il suo attivismo e con quell’energia intellettuale che non conosceva soste senza scadere nell’editoria minore.

La rete professionale entro cui opera Gozzer è varia e multiforme, da don Milani di Barbiana[92] che ha conosciuto e con i commenti alla lettera a una professoressa, disfunzioni sociali creati dalla scuola sfaldamento, per burocratizzazione paralizzante delle nostre strutture educative è ormai giunto a un punto-limite[93] a molti esperti internazionali frequentati (da Piaget a MacLuhan). In contesti diversi tra di loro Giovanni Gozzer è considerato un esperto stabilito, anche per la sua conoscenza eccellente della lingua francese e di quella spagnola, membro, come abbiamo visto, di commissioni importanti. Un circuito poco frequentato da italiani.

In questa ricca rete di interazioni, di collaborazioni e di presenza si legge in trasparenza l’invenzione e l’occupazione di una terra di mezzo, non di accademia astratta, non di expertise estranea alle dinamiche reali, non di osservazione priva di partecipazione.  Un ruolo coerente con la responsabilità di strutture di governo tecnico – dal Centro didattico nazionale, all’Ufficio studi e programmazione, al CEDE -, alimentato da una intensa attività culturale e di approfondimento, anche se stretto tra la prevalenza politica, l’opposizione e la permanenza della burocrazia. Vanno in questo senso alcune annotazioni di Giovanni Gozzer nella fase di maggior coinvolgimento operativo, cioè negli anni 1960 e 1970, come quando distingue tra la direzione politica e la direzione amministrativa della scuola tracciando il perimento di un terreno per la ricerca, l’esplorazione e la riflessione. “Naturalmente”, precisa Gozzer, “l’esperto di pianificazione non si sostituisce al politico nel determinare le scelte, le priorità, gli indirizzi di politica scolastica; e nemmeno vuole costringere il responsabile politico ad adattarsi alla sua metodologia; egli vuole solo offrire al responsabile politico tutti i dati disponibili, elaborati e confrontati secondo la metodologia propria di questo tipo di ricerca, perché il responsabile politico possa decidere, a ragion venduta, e attuare le scelte, definire le priorità, predisporre i finanziamenti, creare le strutture nuove...”[94]. Così si può porre fine, continua l’autore, alla “lunga e scarsamente utile polemica che ha caratterizzato i rapporti tra l’amministrazione scolastica e i rappresentanti della scuola docente vera e propria:… tra i due poli dello sviluppo scolastico non può esserci né una gara di potere, né una lotta di prestigio: ma soltanto uno sforzo congiunto per operare nella rispettiva sfera di responsabilità, per individuare le forme complementari o integrative di azione tendenti a raggiungere gli obiettivi finali, nei tempi e nei modi determinati da una politica scolastica illuminata dal tipo di ricerca che abbiamo cercato di presentare” [95].

Il disegno abbozzato da Gozzer verrà, con il succedersi delle stagioni, smontato dall’evoluzione riduttiva del CEDE in cui sulla ricerca e sull’innovazione prevale il policy borrowing per trapianti nella valutazione alla soppressione dell’Ufficio Studi e Programmazione del Ministero e, soprattutto, dal prevalere di altri attori di policy che renderanno per l’intelligenza critica dello storico e comparativista Gozzer inaccettabili, anche perché inspiegabili, scelte come quelle operate con la riforma della scuola elementare del 1990.

Apologia della scuola seria[96]

I maîtres à penser, non infrequenti nella scuola, attraversano il quotidiano, di studenti, di docenti, di amministratori e di politici, spesso in punta di piedi, senza presenze vistose. Le lezioni dei grandi testimoni e interpreti sono un patrimonio prezioso quanto le elaborazioni di contenuto. Sotto questo profilo la lezione di Giovanni Gozzer è allo stesso tempo di civismo e di metodo nella sua apologia della scuola seria secondo un’espressione da lui coniata.

L’impegno che dà ragione della fatica e della tenacia contro ogni ostacolo deriva dalla riflessione civile sulla società, sui valori comuni e sul destino delle prossime generazioni, come testimoniano i suoi testi di educazione civica per la scuola secondaria che risalgono alla fine degli anni 1950 e 1970[97]. Le pagine scritte sul civismo[98] ne tramandano l’eredità probabilmente più significativa. Non tutti hanno avuto l’esperienza della resistenza e non tutti hanno respirato i refoli di vento di quegli anni, ma questo è un alibi rispetto alla responsabilità, oggi più attuale che mai, di guardare in avanti e di rigenerare le nostre scuole.

I numerosi e ricorrenti interventi nel dibattito politico[99] esprimono la personalità del prof. Gozzer, ma rivelano anche la sua concezione della cultura, non chiusa in una torre di avorio, bensì dinamica nel cogliere le transizioni, presente instancabilmente sulla breccia e sensibile alle zone di frontiera. Così porta, da ministeriale estraneo alla burocrazia l’attenzione sull’amministrazione scolastica[100] o ricostruisce le indistricabili vicissitudini della questione della scuola privata toccando temi quali il buono scuola[101].

Negli studi di Gozzer lo sguardo frequente all’innovazione non è esercizio retorico perché alimentato dall’approfondimento analitico e soprattutto caratterizzato da un approccio hands-on, nell’esperienza di un centro scolastico[102] come nell’insegnamento in un liceo[103], nella produzione per l’editoria scolastica[104] come negli interventi di comunicazione professionale[105]. Il terreno dell’educazione è complesso e non riducibile a poche e sintetiche regole. Ci vuole la pazienza di chi parte dalle classi di scuola per assumersi responsabilità, con l’apertura mentale verso chi innova, con l’interesse ad affrontare seriamente le singole questioni, nessuna esclusa, che sia la valenza del latino nella scuola media o nel liceo[106] o il senso dei contributi di nuovi filosofi emergenti[107]. Sempre senza infingimenti anche accettando contrasti con compagni di cordata.

Dal punto di vista del metodo di lavoro prevale nella vasta produzione scientifica e professionale di Gozzer la propensione a fare sintesi sui diversi problemi rivelatrice di un’insolita sensibilità storica, di un’attenzione costante ai profili comparativi e di una capacità elevata di analisi concettuale. E’ sua, nei primi anni 1980, una storia della scuola italiana da Casati al 1982[108]; di successo lo studio comparativo sui sistemi scolastici europei. Con una mente fervida è pronto a esplorare nuovi sentieri della conoscenza, come quando inserisce proprie note in un volume che ha aperto la sociologia dell’educazione.[109] Come uomo di fede non senza interrogativi è attento alle sollecitazioni culturali di ogni tipo. Per cogliere il senso della violenza e per capire a fondo paesi diversi, raccoglie in forma di diario i suoi pensieri nei mesi a cavallo del 1965-67 dopo “aver svolto attività in questi paesi (America latina), l’aver accostato l’esperienza cubana…, l’aver assistito in Santo Domingo, a episodi che meriterebbero meditazione più profonda, l’essere stato presente allo svolgersi di un tormentato segmento della vita di un paese come la Colombia, in cui le passioni s’accendono di vampate incontenibili e una generosità eroica si coniuga una violenza feroce[110]. E riconosce un debito personale verso un “amico venerato e rimpianto” come Camillo Torres cui dedica il volume “come testimonianza di ammirazione e speranza“.[111]

Tra le lezioni non minori di metodo un lascito del professor Gozzer è la sua capacità di creare documentazione come testimoniano, in varie fasi della sua vita, dossier e pubblicazioni[112]. C’è il rigore dell’analista che ordina, classifica e costruisce le basi delle proprie conoscenze, anche con un orizzonte internazionale come avviene, ad esempio, nei successivi volumi di raccolta critica di documenti di politica educativa sotto il titolo di capitale invisibili o nelle appendici statistiche su settori non conosciuti[113]. Non si adatta alle conoscenze settoriali e al particolarismo accademico che probabilmente gli sta stretto e forse gli appare “asfittico”. Prevale l’interesse a fare cultura; così nel volume scritto con Richmond sul confronto tra scuola italiana e scuola inglese si preoccupa di inserirvi un prontuario di termini inglesi[114] non da erudito ma a beneficio dei lettori.

Nel panorama dell’azione pubblica per la scuola decisivi sono i drivers capaci di generare cambiamenti effettivi. Sotto questo profilo l’analisi più recente ha individuato nei system leaders, distribuiti e non necessariamente attori formali, i protagonisti dell’innovazione. Attori, cioè, di varia estrazione e posizione, capaci di rigenerare culture, di aprire orizzonti, di denunciare le criticità e di costruire soluzioni, costituiscono la spina dorsale del progredire delle scuole più di chi ha responsabilità formali politiche e amministrative. In questa direzione vedo, anche se occorrono ben altre ricerche approfondite, nella biografia professionale e istituzionale del professor Giovanni Gozzer un fil rouge che lega posizioni, battaglie, traguardi e asperità.

Ad astra per aspera: il motto, scelto da Benedetto XVI, è una sintesi possibile per una vita dedicata alla scuola con il coraggio di affrontare di petto le questioni con gli strumenti dell’analisi e della riflessione e di costruire soluzioni possibili, anche quando le ore e i giorni del presente sembrano chiudere alla speranza. E rimane un qualche rincrescimento: che sarebbe successo se il prof. Giovanni Gozzer avesse occupato una posizione nella burocrazia ministeriale? se l’Italia avesse optato per un governo tecnico della propria scuola come hanno fatto i paesi che oggi sono ai vertici delle classifiche mondiali per risultati di apprendimento? La storia della nostra scuola sarebbe stata diversa. Ne sono convinto, avendo conosciuto, lungo un ventennio, il profilo dei vertici amministrativi della scuola italiana.

 

[1] PhD, Presidente del Comitato scientifico dell’IPRASE.

[2] Ricuperati, G., Storia della scuola in Italia. Dall’Unità a oggi, La Scuola Editrice, Brescia 2015, p.245.

[3] D’Amico, N., Storia e storie della scuola italiana. Dalle origini ai giorni nostri, Zanichelli, Bologna 2010, p.461.

[4] Ricuperati, 2015, p.6.

[5] Sassone, A., Villa Falconieri dalla borghesia nobiliare alla periferia del sapere, Due volI.: vol. I Nobili e ignobili: vol. II Effetto Tantalo; la politica nella ricerca educativa, Armando Editore, Roma 2002.

[6] Tyack, D. e L. Cuban, Tinkering toward Utopia. A Century of Public School Reform. Harvard University Press, Cambridge (Mass) 1996.

[7] Gozzer, G., Il capitale invisibile 25 rapporti sull’educazione. 1970-72: La ristrutturazione scolastica, 1973-75: La destrutturazione scolastica, Armando Editore, Roma 1974, p.6.

[8] Cfr. Gigante, M. L’amministrazione della scuola, CEDAM, Padova 1988.

[9] Cfr. OECD, The nature of learning. Using research to inspire practice, OECD, Paris 2010.

[10] Giovanni Gozzer è stato Preside del centro scolastico di Castel Tesino, Provveditore agli studi di Trento, Direttore del Centro didattico nazionale per la scuola secondaria, Capo di Gabinetto del Ministro Gonnella, Capo dell’Ufficio Studi e Programmazione del Ministero dell’istruzione, membro del Consiglio superiore della pubblica istruzione, direttore del CEE/CEDE.

[11] Ai 65 volumi raccolti nel sistema bibliotecario nazionale vanno aggiunti i libri pubblicati all’estero.

[12] Numerosi gli interventi su riviste di settore come La scuola e l’uomo e Avio informazioni.

[13] Da segnalare i ricorrenti interventi sul Corriere della sera di Milano e su Il Tempo di Roma, oltre alla lunga collaborazione con la rivista settimanale di cultura politica Settegiorni (1967-1974) e Formazione e Lavoro.

[14] E’ la rivista dell’UCIIM, l’associazione professionale cattolica di docenti, dirigenti, ispettori, educatori e formatori della scuola statale e non statale, nata nel 1944 per iniziativa di Gesualdo Nosengo.

[15] Rientra in questo contesto il Decreto Interministeriale del 29 novembre 1950 che istituisce il Centro Didattico Nazionale Scuola Secondaria (CDNSS) con la nomina del pedagogista padovano Luigi Stefanini a presidente e di Giovanni Gozzer a direttore.

[16] Cfr. “La Consulta didattica”, in La scuola e l’uomo, IX, 1952 fasc. V.

[17] Sulla base di questa esperienza Gozzer pubblica il volume Programmi per i vari gradi e tipi di scuola, Vallecchi, Firenze 1953.

[18] Cfr. Medici, G., Introduzione al piano di sviluppo della scuola. Istituto Poligrafico dello Stato, Roma, 1959.

[19] Cfr. Gozzer, G., L’espansione scolastica, Fratelli Palombi, Roma 1960.

[20] Cfr. Gozzer, G. Sviluppo della scuola e piano decennale. Roma, UCIIM, 1959.

[21] Cfr. Gozzer, G., Aspetti economici del problema scolastico, Fratelli Palombi, Roma 1963.

[22] Cfr. Ad esempio, Martinoli, G (a cura di), Mutamenti nella struttura professionale e ruolo della scuola. Previsioni per il prossimo quindicennio, A. Giuffré, Roma, 1961.

[23] Ricuperati, 2015, p.245.

[24] Cfr. Centro Europeo dell’Educazione, La pianificazione scolastica, Fratelli Palombi, Roma 1961.

[25] Cfr. Gozzer, G. (a cura di), Scuola e programmazione economica. Introduzione e commento al testo del documento dell’OECE sugli obiettivi dell’educazione in educazione al 1970, Fratelli Palombi, Roma 1962.

[26] Gozzer, G., Le vie nuove della riforma in La scuola e l’uomo, 1 gennaio 1949, pp.1-2.

[27] Gozzer, G. (a cura di) La carta del maestro e la 16a Conferenza internazionale dell’educazione, Ministero della Pubblica Istruzione. Centro didattico nazionale di studi e documentazione. Tipografia giuntina, Firenze 1954.

  • [28] Gozzer, G. Further training of teachers. Strasbourg: Council for Cultural Cooperation, Committee for General and Technical Education, Strasbourg, February 1971 Meeting of Expert on The further training of teachers, Frascati 2-6 aprile1971. Draft conclusions and recommendations.

[29] L’OPPI, ad esempio, grazie Centro Europeo dell’Educazione di Villa Falconieri a Frascati, realizza 4 corsi residenziali sul problema dell’aggiornamento in servizio degli insegnanti. Durante il primo corso residenziale a Villa Falconieri il direttore Gozzer accoglie la proposta per una ricerca sull’atteggiamento dei docenti di fronte alla riforma della Scuola Media, con un campione di insegnanti di Milano e di Bari (cfr. Cesareo, V., Insegnanti, scuola e società, Vita e Pensiero, Milano 1968).

[30] Cfr. la prefazione di Giovanni Gozzer in Maestri in Italia: chi sono, cosa pensano, come operano. Rapporto IREF, Roma, Edizioni Coines, 1976.

[31] Cfr. Gozzer, G., Perché aggiornamento? in Formazione e lavoro, n.33. Quaderno monografico su L’aggiornamento del personale docente, 1 settembre 1968.

[32] Cfr. Gozzer G., La scuola Ponte – Osservazioni esperienze problemi della scuola Media, Trento – Tip. Saturnia 1948 Testo Monografico. Il volume probabilmente rispecchia l’esperienza del centro scolastico di Castel Tesino di cui Giovanni Gozzer è stato responsabile durante la seconda guerra mondiale.

[33] Cfr. Gozzer, G., Scuola per tutti: idee e proposte per la scuola dagli 11 ai 14 anni. Prefazione di G. Nosengo, UCIIM, Roma 1956.

[34] Beer, S, Gozzer, G. e A. Uva, Nuovi colloqui su l’Educazione Scientifica, Pubblicazioni del Centro Europeo dell’Educazione-Villa Falconieri Frascati, Palombi, Roma 1967.

[35] Ibidem, pp.8-9.

[36] Cfr. Gozzer, G., Rapporto sulla scuola secondaria: la riforma degli istituti secondari superiori nel dibattito politico e culturale dal 1950 al 1973, Coines, Roma 1973.

[37] Gozzer, G. e S. Valitutti, La riforma assurda: la scuola secondaria superiore da G. Gentile a M. Di Giesi, Amando Editore, Roma 1978.

[38] Ibidem, p.197.

[39] Cfr. Gozzer, G. e G. Priulla, La televisione a scuola, Esperienze nell’uso delle tecnologie educative in Italia. Il Mulino, Bologna 1977.

[40] Deterline, W.A., Introduzione all’istruzione programmata. Prefazione di G.Gozzer, Zanichelli, Bologna 1970.

[41] La presenza del Prof. Gozzer nei circuiti internazionali è costante. Nel resoconto di un incontro di esperti promosso dal Consiglio d’Europa sull’utilizzo dei media per l’insegnamento delle lingue moderne si legge: “Dopo l’intervallo per il pranzo la discussione nel gruppo presieduto dal signor Gozzer fu accesa con la espressione di molti punti di vista diversi. L’argomento suggerito “La televisione come mezzo per l’insegnamento delle lingue” venne modificato con l’approvazione dei delegati in “La televisione come mezzo per l’insegnamento e l’apprendimento delle lingue”. Gli obiettivi dell’insegnamento e dell’apprendimento delle lingue come erano stati definiti nella Conferenza di Ostia del 1966 vennero accettati come base per le discussioni”. Council of Europe, The Teaching of Modern Languages by Closed-Circuit Television and Other Audio-Visual Media. Report of the Meeting of Experts (January 11-14, 1972). Committee for General and Technical Education, Strasburgo, 1972.

[42] Si veda anche la presentazione di Giovanni Gozzer al volume Università elettronica: nuove tecnologie per l’educazione superiore. Carnegie Commission on higher education, Officina, Roma 1975.

[43] Richmond, K.W., Educazione permanente nella società aperta, Armando Editore, Roma 1974.

[44] Ibidem, 1974, p.150.

[45] Cfr. l’introduzione (“Il perché di questo libro”) in Gruppo di lavoro ‘Incontri per la scuola di Firenze’ Prospettive Introduzione all’educazione tecnologica. Consulenza di Giovanni Gozzer, Giunti Marzocco, Firenze 1977.

[46] Ibidem, p.3.

[47] Ibidem, p.4.

[48] Nell’introduzione al volume sull’America latina, scrive: “Non sono mai venuto meno nel seguire la storia politica e umana di Torres, al vigile senso critico che mi condusse a discutere con lui la sua piattaforma e a sottolinearne le incertezze e le contraddizioni” p.9

[49] La costante presenza della dimensione internazionale è testimoniata già negli anni 1940 (Gozzer, G., Sette riforme. Aspetti della ricostruzione educativa in alcuni paesi d’Europa. Ed. de La scuola e l’uomo, Roma 1948) e trova successivamente piena espressione (Gozzer, G., Scuole a confronto. Sistemi e ordinamenti scolastici in Europa e nel mondo, Armando Editore, Roma 1984.

[50] Cfr. Gozzer, G., L’istruzione professionale in Italia. UCIIM, Roma 1958.

[51] Cfr. Gozzer, G., Inchiesta sui problemi della scuola in Leggere, 9-10 sett-ott. 1961.

[52] Ibidem, p.11.

[53] Gozzer, G., I cattolici e la scuola, Vallecchi Editore, Firenze, 1964. Ricuperati nota in questa posizione “un primo segno di una politica diversa” (2015, p. 100) nel mondo cattolico.

[54] Ibidem, p.45

[55] Gozzer, G., Senza oneri per lo Stato: Stato e scuola: la vittoria sbagliata; presentazione di Mario Pedini. Roma: Anicia, 1986. 127 p.; 21 cm. (In appendice: Il monopolio e la scuola di Stato nel pensiero di Luigi Einaudi, Dati statistici sulla scuola non statale in Italia).

[56] Ibidem, p. 127.

[57] Gozzer, G., La partecipazione in cammino dal 1910… 1981.

[58] Ibidem, p.7.

[59] Ibidem, p.9.

[60] Ibidem, p.139.

[61] L’interesse per la scuola primaria è testimoniata da due volumi degli anni 1980 precedenti al varo della legge n.148 del 1990 istituiva dell’organizzazione modulare. Cfr. Gozzer, G. (a cura di), Oroscopo per la scuola primaria: obiettivi, materie e programmi, Armando Editore, Roma 1983 e Gozzer, G. (a cura di), I programmi della scuola elementare: dalla teoria alla pratica, Armando Editore, Roma 1986.

[62] Cfr. l’introduzione di Giovanni Gozzer al volume di Tommaso Marradi, Dai programmi ai moduli: una riforma da riformare. Anicia, Roma 1993

[63] Cfr. Gozzer, G., Dirigere scuole, Giunti &Lisciani, Teramo 1989 p. 94.

[64] Ibidem, p.95.

[65] Cfr. Gozzer, G., Sistemi formativi e autonomia scolastica in Crema, F.E. e G. Pollini (a cura di), Scuola autonomia e mutamento sociale, Armando Editore, Roma 1989.

[66] Gozzer, G., L’ora di religione. Avvalersi o non avvalersi, Anicia, Roma 1986.

[67] Cfr. L’intervento di Giovanni Gozzer sull’ “uguaglianza delle opportunità” e sulla “equivalenza della preparazione scolastica” in Agosti, M., Istruzione secondaria inferiore, La Scuola e l’Uomo, settembre 1948, p. 6. Si veda anche l’appendice di Giovanni Gozzer in Hessen, S., Scuola democratica e sistemi scolastici, Armando, Roma,1959.

[68] Gozzer. G., School curricula and social problems, Prospects, XX, 1 (1990), pp. 9-19.

[69] Numerose sono le citazioni delle posizioni del professore italiano nei documenti internazionali. Così, ad esempio, le riflessioni di Giovanni Gozzer sul superamento della distinzione tra periodo di formazione e temi di vita I due tempi – libero o impegnato non sono diacronici ma sincronici, contemporanei e compresenti, influenzantisi reciprocamente ” sono ripresi in Simpson, J. A., Today and Tomorrow in European Adult Education. A Study of the Present Situation and Future Developments. Council for Cultural Cooperation, Strasbourg 1972, p.16.

[70] Nel Rapporto Janne (For a Community Policy on Education, European Communities, Commission 1972 Bulletin 10/1973) la prospettiva sull’educazione degli adulti sostenuta da Gozzer viene così riassunta (“Dal suo punto di vista, Gozzer evidenzia che confondere l’educazione degli adulti con il recuperare gli studi non compiuti in età giovanile o l’acquisizione di conoscenze aggiuntive, deriva da una concezione errata: il problema vero riguarda un cambiamento funzionale dell’intero sistema scolastico”, p.40).

[71] For a Community Policy on Education, European Communities, Commission 1972 Bulletin 10/1973

[72] Si legge nel Rapporto Janne: Gozzer ritiene che il fattore cruciale di ogni politica educativa è la formazione e l’aggiornamento degli insegnanti con un’attenzione alle relazioni attive tra insegnanti e studenti” (1973, p.23)

[73] Ancora nel resoconto del Rapporto Janne (1973) si legge: “Anche Gozzer sottolinea i pericoli derivanti dalla descolarizzazione totale nelle direzioni indicate da Ivan Illich. A sua opinione, dovrebbe essere limitata al creare grande flessibilità”, p.42.

[74] Gozzer, G. 1982. Interdisciplinarity: A Concept Still Unclear in Prospects, Quarterly Review of Education (Paris, Unesco), Vol. XII, No. 3 (1982), pp. 281-292. In altro contesto Gozzer richiama la questione delle discipline e delle materie di insegnamento anche quando si parla di cultura generale e trasversale (Rassekh, S. e G. Vaideanu, The contents of education. A worldwide view of their development from the present to the year 2000, Unesco, Paris, 1987. p.176.

[75] Cfr. Gozzer, G., “Considerazioni sulla ‘inerzia’ delle strutture educative”, Revista de Educación, n. 206, Dic. 1969 e Gozzer, G., Estado, Educación y sociedad: el mundo de la “escuela libre”, Madrid, Socieda d’Español a para los Derechos Humanos, 1985.

[76] Ricuperati, 2015, p.311.

[77] Gozzer, La riforma della scuola secondaria, Storia e documenti. Roma 1990-91 2 voll.

[78] Ibidem.

[79] Gozzer, La partecipazione in cammino dal 1910…, p.8.

[80] Ricuperati, 2015, p.261.

[81] Darling-Hammond. L., The Flat World and Education. How American’s Commitment to Equity will Determine Our Future, Teachers College Press, New York 2010.

[82] Gozzer, G., Il capitale invisibile, Armando Editore, Roma 1974, p.5.

[83] Cfr. Barón Castro, Rodolfo; Alessandro, Joseph V.; Escobar Lopez, Cesar; Ferrer Martín, Sebastián; Gozzer, Giovanni, Proyecto Principal sobre Extensión y Mejoramento de la Educatión Primaria en América Latina. Comisión de Evaluación.Unesco Regional Office for Education in Latin America and the Caribbean (Chile), Santiago de Chile, Oficina Regional de Educatión de la UNESCO, 1966.

[84] La Ley 14/1970, de 4 de agosto, General de Educación y Financiamiento de la Reforma Educativa fu definita dal ministro Josè Luis Villar Palasi dal 1969. La legge di riforma è frutto di un Comitato di cooperazione internazionale per la riforma dell’educazione in Spagna creato in collaborazione con l’Unesco. Ne fanno parte H. Becker; G. Betancur; A. Bienaymé; P. H. Coombs; M. Coulon; C. Chagas; El-Koussy; G. Gozzer; V. Lipatti; J. Perkins e J. Vaizey.

[85] Testimonianza, e frutto, di questa esperienza è il volume di Giovani Gozzer “Estado, educación y sociedad. El mundo de la escuela libre”, Madrid, 1985.

[86] AA.VV. La scuola della nuova Spagna, LibriLiberi, 2002, p.V.

[87] Cfr. Egger, E., Gozzer, G. e B. Von Mutius, Problemi e situazioni della scuola ticinese. Rapporto generale, Bellinzona 1973.

[88] © Archives historiques de l’Union européenne © Historical Archives of the European Union Conshist.com « Histoire interne de la Commission européenne 1958-1973 » Entretien avec Fausta DESHORMES (02.02.2004) 16/31.

[89]  Gozzer, G., Viaggio attorno al socialismo, Cinque Lune, Roma1979. Gozzer, G., Perché nuovi filosofi, Cinque Lune, Roma 1977.

[90] L’edizione risalente al 1980 de Il capitale invisibile (Gozzer, G., Il capitale invisibile. L’epoca dei ripensamenti 1977-1980, Armando Editore, Roma 1980) ha come sottotitolo proprio l’epoca dei ripensamenti.

[91] Bulletin f the European Commission, Supplement 10/73, For a Community Policy on education. Report by Henri Janne, European Communities Commission

[92] Cfr. Gozzer G., Lettera a una professoressa, in La Scuola e l’Uomo, Roma, n° 8-9, agosto-settembre, pp. 7-8.

[93] Dal resoconto apparso su L’Unità del 22 febbraio 1968 relativo a un convegno delle ACLI su Famiglia e scuola.

[94] Gozzer, G., La scuola e la programmazione economica…, p.8.

[95] Ibidem, p.10.

[96] L’espressione è utilizzata da Giovanni Gozzer  (Introduzione in La partecipazione in cammino dal 1910… 1981, p7) per indicare l’approccio adottato negli studi e nell’analisi.

[97] Gozzer, G. e M. Pagella, M., La famiglia umana : guida di educazione civica per le tre classi delle scuole secondarie inferiori secondo i vigenti programmi ministeriali, Le Monnier, Firenze 1959. Gozzer, G. e M. Pagella, Una società per l’uomo: educazione civile, sociale e politica per le scuole secondarie superiori, Le Monnier, Firenze 1978.

[98] Gozzer, G., Democrazia e civismo : spirito e didattica dell’educazione civica, Le Monnier, Firenze 1958.

[99] Cr l’intervento di G. Gozzer su Scuola e politica di piano al Convegno di S. Pellegrino, promosso dalla Democrazia Cristiana sul tema “La società italiana nell’attuale fase di trasformazione”.

[100] Cfr. il Convegno tenutosi nel 1964 in cui Giovanni Gozzer presenta una relazione su Scuola e amministrazione (cfr. Atti del Convegno di studio su “La scuola e la società italiana in trasformazione Milano, 24-29 maggio 1964 Promosso dalla Consulta dei professori universitari di pedagogia, organizzato dal CNPDS sotto gli auspici della Cassa di Risparmio delle PP.LL. Ed. Laterza – Collana Biblioteca di cultura moderna – Bari 1965 – pp. 468.

[101] Gozzer, G., Senza oneri per lo Stato…, pp.95-120.

[102] Cfr. il saggio di Giovanni Gozzer in Pragmateia: annuario scolastico per l’anno 1943-44, Centro scolastico “Antonio Rosmini”, Castelnuovo Valsugana, Trento, TEMI, 1944 (ristampa anastatica).

[103] Cfr. Gozzer, G., Il bicentenario 1799-1999 attraverso le Memorie e Confessioni di un liberal-rivoluzionario: Francesco Filos agli albori dell’identità del Trentino, “STSS”, LXXVIII,1999, pp.559-606.

[104] Si vedano i libri per l’editoria scolastica, di storia e di educazione civica.

[105] Si vedano oltre ai commenti ai programmi della scuola primaria anche i commenti ai programmi della scuola media (Gozzer, G., Nuovi programmi per la scuola media, Marzocco, Firenze 1979.

[106] Gozzer, G., Latino e scuola 11-14 anni, UCIIM, Roma 1960.

[107] Gozzer, G., Perché Nuovi Filosofi. Edizioni Cinque Lune, Roma 1977.

[108] G. Gozzer, H.S. Harris e D. Novacco, Cenni di storia della scuola italiana. Dalla legge Casati al 1982. Armando Editore, Roma 1982.

[109] Jaccard, P., Sociologia dell’educazione, Armando Editore, Roma 1963.

[110] Gozzer, G., Religione e rivoluzione in America Latina, Bompiani, Milano 1968, p.9.

[111] ibidem, p.10.

[112] Cfr. come esempi di questa propensione alla documentazione, Gozzer, G., Guida D. Annuario della scuola e della cultura. Ed Capriotti, Roma-Firenze 1951 e Gozzer, G., Prontuario bibliografico educativo, Demos Stampa, Genova-Roma, 1954.

[113] Così ad esempio correda il suo volume sulla scuola non statale con prospetti statistici accurati (Dati statistici sulla scuola non statale in Italia in Gozzer, 1986).

[114] Richmond, W.K. e G. Gozzer, Scuola inglese-scuola italiana : in appendice: Prontuario dei fondamentali termini del sistema scolastico inglese, Armando Editore, Roma 1982.