Un memoir sui generis

Fin dalle prime pagine la prosa scorrevole, fluida e rapida, invita alla lettura. La vita insegna di Lucia Azzolina, edito da Baldini+Castoldi nel 2021, è la ricostruzione biografica di una giovane politica nata nel 1982 e arrivata al vertice dell’Istruzione dal 10 gennaio 2020 al 13 febbraio 2021. Nelle 190 pagine raccolte in capitoletti leggeri, una dialettica insolita avvince: tracce di sereno ottimismo offuscate da contrasti e lacerazioni. La scuola si rivela terreno fertile per una personale traiettoria professionale, allo stesso tempo un’arena di scontri e antagonismi. Nel panorama dei recenti scritti sulla scuola il libro è un unicum: estraneo al catastrofismo su cui si sono esercitati storici e sociologi[1] e senza quel crivello analitico cui sono usi economisti di rango.[2]

Il racconto emotivamente carico cattura: sensazioni personali e annotazioni politiche si intrecciano e si sovrappongono in uno scrivere lontano dalla retorica o dall’apologia. Implacabile nei giudizi, senza timore di toccare episodi discussi e senza reticenze nell’ammettere errori, Lucia Azzolina tradisce un orgoglio, peraltro difficile da celare, per una vicenda “Dalla Sicilia al Ministero”, come da sottotitolo, che premia determinazione e intelligenza. In particolare la storia di una battaglia, per tredici mesi vissuti intensamente e pericolosamente[3] a Viale Trastevere, è resa viva dall’interlocuzione critica a distanza con vari attori chiamati in causa, dall’europarlamentare Carlo Calenda al sottosegretario Rossano Sasso, dal ministro Patrizio Bianchi alla presidente del Senato Maria Casellati.

Tra i libri scritti da ministri dell’istruzione il memoir di Azzolina ha caratteri peculiari. Una forte carica personale, non di circostanza, pervade le pagine. Sorprendente, poi, l’incredibile accesso al potere in un paese ritenuto a mobilità debole. C’è un ribaltamento del comune sentire. La sempre vituperata mobilità territoriale è d’obbligo, o quasi, per chi sceglie la professione dell’insegnare. Per l’autrice, al contrario, è la condizione per un tracciato di realizzazione personale impraticabile nei territori di provenienza; la forza catalizzatrice per il dispiegamento di un potenziale costruito con rigore negli anni di scuola. Peraltro la provincia di provenienza (Siracusa) e la provincia di approdo (Biella), dove la laureata Lucia Azzolina è professoressa di ruolo, forse sono anche agli antipodi su un’ipotetica scala per livelli di apprendimento degli studenti[4]. Indirettamente, inoltre, nella narrazione si legge anche il destino di un soggetto politico di recente origine, il M5S, nato all’insegna dell’opposizione alle istituzioni e alle élites, alle prese con la responsabilità di governo.

Oggetto di numerose presentazioni in varie località italiane, l’instant book, stampato pochi mesi dopo il 13 febbraio, si presta a diverse chiavi di lettura. Si presenta, anzitutto, a testimonianza di un insolito percorso di successo[5], come un peana alla scuola a cui l’autrice “deve tutto” come riconosce nel sottotitolo. Allo stesso tempo, tuttavia, il lettore vi può trovare, pur riferiti ad un singolo settore quello dell’istruzione, i giorni e le opere di un movimento alternativo approdato al governo. In entrambe le direzioni il racconto vivo, incalzante e talvolta intrigante, mette a nudo nodi irrisolti e zone d’ombra della nostra scuola.

Una narrazione biografica per riflettere

Per Lucia Azzolina la passione per lo studio e per la cultura è maturata negli anni del liceo e coltivata nel tempo. Una dedizione alla causa della scuola, anzitutto: conseguimento di due lauree in università diverse, partecipazione ad un corso di abilitazione per il sostegno, superamento di due concorsi in un breve arco di tempo. Una traiettoria che si arricchisce di attività sindacali e di pratica forense. In questo ciclo gli esami si assommano e molteplici le tesi che si devono scrivere[6]. La mobilità è gestita con intelligente pragmatismo scegliendo i territori meno frequentati e affrontando le fatiche dei trasferimenti, anche sul piano personale.

L’addensarsi di titoli formali accompagna il lavoro precario imponendo, nella fase di ingresso nell’insegnamento, una vita personale densa di scadenze, impegni e privazioni anche individuali. Un addestramento per l’ingresso nell’arena politica con le parlamentarie del M5S. La vita della giovane laureata è affannata, con energie profuse in più direzioni e opportunità affastellate e impreviste (alle elezioni politica del 2018 la candidata Lucia Azzolina è ripescata dalla Cassazione per via della carenza di candidati M5S rispetto ai seggi conquistati in Campania). Grande capacità di applicazione è dimostrata nel servizio come sottosegretario all’Istruzione: presenza costante, redazione apprezzata di testi legislativi, lavoro di squadra, tutte qualità favorevoli per una candidatura per la nomina a ministro.

Qualche passaggio, deamicisiano d’altri tempi, come il ritorno alla casa dell’infanzia o alla scuola frequentata, dà un tocco di umanità che si ritrova anche nell’appendice in cui Azzolina raccoglie un campione di messaggi di apprezzamento ricevuti da studenti, docenti e genitori. Brevi intermezzi in un testo denso di considerazioni dissacranti, di denuncia degli stereotipi e di condanna di posizioni sclerotizzate.

Un’esplorazione “etnografica

L’ottica è insolita ma feconda: la narrazione di Lucia Azzolina è una sorta di esplorazione di sapore etnografico, ante litteram, del mondo dell’istruzione dal microcosmo delle classi al mondo macro dei vertici politici e amministrativi e dei labirinti della formazione delle politiche. Per chi è interessato a conoscere l’arena di policy dell’istruzione, il volume propone un itinerario di osservazione, non del ricercatore indipendente, ma dal punto di vista di una protagonista che ha un ruolo apicale. L’etnografia delle società complesse richiede l’impiego di informatori. Inavvertitamente il libro si presta a questa lettura.

Il libro è da leggere con attenzione. Solleva il velo su un mondo sconosciuto, ignorato spesso dalla ricerca, reso incomprensibile per il prevalere della polemica politica. Le pagine scorrono veloci, ma veicolano informazioni sulle penombre che rendono spesso difficile decifrare le politiche dell’istruzione.

Come avviene nella vita dei precari le strategie sono importanti, pur non avendo nulla di professionale ma molto di pragmatico: per incominciare ad insegnare “scegli un posto in cui andranno in pochi, altrimenti sei fuori” escegli un luogo in cui ti puoi permettere l’affitto o puoi pensare, un giorno, di comprare casa” (p.59).

Una ministra con esperienza di scuola

C’è un lato dell’avventura di Lucia Azzolina che va ripreso. L’assenza di un classico cursus honorum rientra nel rifiuto del professionismo politico sbandierato dal M5S. Sull’adeguatezza per un ruolo di ministro la questione è senza risposta. Leggendo pagina dopo pagina affiora, invece, il radicamento della nuova attività e delle decisioni da assumere nel vissuto reale del mondo della scuola; per l’insegnamento e per tutto quello che vi ruota attorno. è una realtà under the radar, ignorata e non conosciuta, non frequentata dai politici di professione o dagli esperti, economisti o sociologi che siano. Scrive Azzolina: “Forse, a cominciare dai ministri prima di parlare bisognerebbe entrarci in una scuola“(p.123).

Così Azzolina sa bene che la stabilizzazione per un docente precario è qualcosa di più di una semplice procedura contrattuale. In occasione della prima misura presa a favore dei docenti a tempo determinato riconosce: “Da insegnante che quando fu assunta comprò casa, per me è come dare 9 mila stabilizzazioni familiari. Significa dare sicurezza psicologica ed economica…” (p.42). Trattando di graduatorie, delle diverse tipologie e delle complicazioni collegate, scrive “sono meccanismi che conosco fin troppo bene, li ho vissuti sulla mia pelle” (p.43). Anche la sensibilità per le situazioni carcerarie ha radici personali: “mio padre lavorava nella polizia penitenziaria” (p.44). “La conoscenza approfondita del mondo della scuola“(p.47) le viene, peraltro, riconosciuta dal premier Giuseppe Conte accanto all’impegno e all’“ottimo lavoro fatto come sottosegretaria (p.47).

Antagonismo nell’istruzione

Lo sguardo della new entry a Viale Trastevere è disincantato. Inizia con un breve apprendistato come sottosegretario di Stato, da settembre a dicembre 2019. E scrive infatti: “Forse è proprio la buona riuscita di quel decreto (Decreto Scuola) che mi accredita, di fronte al governo per sostituire il ministro di lì a tre mesi”(p.42). Coerente con lo spirito del movimento (angolazione dal basso, posizioni alternative…) Lucia Azzolina entra nell’arena all’insegna dell’antagonismo alle istituzioni e delle critiche alle élite[7], senza tralasciare iniziali gesti simbolici.[8] In qualche misura i tredici mesi a Viale Trastevere di Lucia Azzolina sono una cartina di tornasole di come posizioni critiche e intenzioni alternative del M5S si intrecciano con la realtà.

Una ministra in discontinuità

Pur giovane e, in qualche misura, neofita Lucia Azzolina si rivela ben informata delle vicende politiche; a partire dai riferimenti critici ai ministri che l’hanno preceduta, rispetto ai quali si pone in discontinuità.

Di Maria Stella Gelmini, ministra dall’8 maggio 2008 al 16 novembre 2011, Azzolina ricorda in più passaggi il taglio feroce di 8 miliardi alla scuola (p.40). Precisa che a firma Gelmini tali tagli sono stati votati anche da Matteo Salvini e Giorgia Meloni. La scuola si conferma come un’area debole[9], che si presta a saccheggi per lo più impuniti (p.47). Nella foga Azzolina attribuisce al taglio della Gelmini l’origine delle “classi pollaio”, forse con qualche approssimazione (p.47), un saccheggio, comunque, di cui in epoca Covid si pagherà il prezzo (p.59). L’on. Azzolina, prima di diventare ministro, aveva elaborato da parlamentare una proposta di legge sulla numerosità delle classi che poneva il limite a 22 alunni per classe ridotti a 20 in presenza di alunni con disabilità (p.94)[10], dando così seguito ad uno degli obiettivi contenuti nel manifesto elettorale[11].

Con Letizia Moratti, ministra dall’11 giugno 2001 al 23 aprile 2006, l’esame di Stato, annota Azzolina, tocca il punto più in basso; la composizione delle commissioni con sole componenti interne alle singole scuole tradisce il principio dell’indipendenza della valutazione tradizionalmente sancito.

Della ministra Valeria Fedeli, a Viale Trastevere dal 2016 al 2018, l’autrice ricorda le ragioni alla base della nomina. Dopo una stagione negativa si trattava di ricucire i rapporti, deteriorati o inesistenti, con le organizzazioni sindacali. Il curriculum di Valeria Fedeli, una lunga esperienza di attivista e responsabile sindacale della CGIL a livello nazionale e internazionale, rispondeva a questa esigenza. Nulla di nuovo, denuncia Azzolina: “una nomina in continuità con un passato in cui le scelte sulla scuola sono sempre state orientate non dalle esigenze degli studenti, ma da quelle dei sindacati” (p.12). E infatti, scrive Azzolina, la ministra “di scuola non sa nulla”.

Al professore Lorenzo Fioravanti del M5S, ministro per poche settimane dal 5 settembre al 25 dicembre 2019, Azzolina dedica alcuni paragrafi in un capitolo dal titolo “0 in deontologia” (p.45) a dir poco provocatorio, pur trattandosi di un collega di partito. Del professore venuto dall’Università di Pretoria Azzolina, sottosegretario all’Istruzione, menziona la scarsa frequenza al ministero. Implacabile il passaggio: ” Il ministro … è assente ingiustificato. Non è mai al ministero. Non risponde al telefono. Neanche nelle settimane in cui in Parlamento si lavora alla conversione del Decreto Scuola. Si presenta in commissione una sola volta, non segue i lavori dell’aula alla Camera, non segue i lavori al Senato, è assente anche al momento dell’approvazione“(p.42)[12]. Azzolina fa alcune ipotesi sul braccio di ferro che ha opposto il ministro Fioravanti al premier Conte per le risorse da allocare al settore dell’istruzione e dell’università[13]. Un contrasto che sarebbe stato creato ad arte per abbandonare un impegno troppo gravoso o le dimissioni rassegnate credendo che sarebbero state rifiutate. In tema di risorse finanziarie Azzolina puntigliosamente coglie l’occasione per mettere in evidenza come esistano al Ministero tesori nascosti costituiti da risorse impegnate o assegnate, ma non utilizzate (p.61)[14]

Più articolato e, allo stesso tempo, più critico è il rapporto con l’economista professore Patrizio Bianchi dell’Università di Ferrara che le succederà a Viale Trastevere a partire dal 13 febbraio 2021. Registra le parole di apprezzamento e l’intervento di protezione di fronte all’ingresso al ministero nell’ufficio del sottosegretario Rossano Sasso di un professore che l’aveva sottoposta ad attacchi sui social. Nella primavera del 2020 il professor Bianchi già assessore regionale in Emilia Romagna è chiamato dalla stessa ministra Azzolina a coordinare un Comitato di esperti per preparare l’apertura del nuovo anno scolastico 2020-2021. Il documento elaborato dalla task force sulla ripartenza nei mesi della pandemia doveva essere il “testo sacro per far riprendere la scuola a settembre”. Non viene diffuso diventando, invece, la base per un libro sul futuro della scuola redatto successivamente da Bianchi per il Mulino nel 2020 (Nello specchio della scuola). Azzolina spiega la non utilizzazione del rapporto: alcune proposte erano oggettivamente inattuabili e comunque non adeguate all’avvio imminente dell’anno scolastico 2020-2021, oggetto del compito del Comitato; altre proposte erano già in atto; l’orizzonte di riferimento, infine, era troppo ampio[15]. Scrive inoltre la giovane ministra di presunte scorrettezze dell’ex assessore regionale (incontri preferenziali con persone del Partito democratico, contatti con genitori per azioni di protesta…). Denuncia, altresì, l’interesse personale citando la dichiarazione del professore Bianchi al Corriere della sera, “sono pronto a fare il ministro“(p.96), quando era ancora coordinatore del Comitato.[16] Azzolina non manca di sottolineare le contraddizioni del coordinatore del Comitato in tema di numerosità delle classi: mentre nelle dichiarazioni propone classi di 15 alunni, da ministro Patrizio Bianchi riduce la patologia delle classi sovraffollate (“classi pollaio“) a percentuali minime del totale delle classi.[17]

Le élite sindacali: “vivono sulla luna

Azzolina considera come un parlamentino sindacale (p.64) il Consiglio superiore della Pubblica Istruzione (CSPI) in cui sono presenti esponenti del sindacato scuola (“sono quasi tutti sindacalisti eletti o nominati dal ministro” p.64) e il cui presidente è un ex leader sindacale nazionale.

Nelle politiche scolastiche le organizzazioni sindacali del nostro paese hanno sempre giocato un ruolo importante, pur se più di interdizione che di proposta e di innovazione. Nel sistema di interazioni lo schema consociativo resiste e sopravvive come eredità inaffondabile. Ai vertici sindacali viene assicurata una presenza, e un’interlocuzione, a livello nazionale a prescindere dalla loro rappresentatività. Facili le critiche di Azzolina di essere ormai lontani dal mondo, dalle famiglie e dagli studenti. Lo 0,5% di partecipazione allo sciopero nazionale nel mese di giugno 2020 lo conferma al di là di ogni ragionevole dubbio (p.73).

Fuori discussione è l’influenza delle organizzazioni sindacali nel processo di decisione: “Al ministero dell’Istruzione l’indirizzo politico nasce spesso dall’appiattimento sulle posizioni più semplicistiche del sindacato (p.165). “Altre volte, il confronto è limitato alle interlocuzione con le forze sindacali rappresentative di frange del personale scolastico”, annota l’ex-sindacalista Azzolina (p.165).

Con molta trasparenza Azzolina accenna ad un coinvolgimento in un piccolo e battagliero sindacato denunciandone la strategia difensiva. L’esperienza diventa un’occasione di maturazione e di consolidamento. Parlando di quel periodo, scrive: “Due anni difficilissimi in cui sbatto violentemente la testa contro l’idea di sindacato che mi ero costruita negli anni” (p.72) Ricorda: “Ricevo ogni giorno richieste di consulenza su come ottenere un permesso in più, un certificato di malattia o, più in generale, come lavorare meno” (p.72).

I concorsi per docenti sono terreno di scontro con i sindacati sui quali l’autrice annota “è passato solo un mese dal giuramento e hanno deciso di farmi la guerra“(p.71). I concorsi, scrive, “Non li vogliono, chiedono che si proceda con assunzioni senza alcuna prova, dunque senza selezione, senza merito” (p.71). Se i sindacalisti ormai “vivono sulla luna” (p.77) viene a mancare una vera rappresentanza dei docenti. Commenta Azzolina: “conosco il mondo dei docenti e so che oggi si sentono in gran parte orfani” (p.80). Registra su un taccuino un’aperta minaccia da parte di un leader sindacale: “è proprio sicura di voler andare avanti con la storia dei concorsi? Sappia che siamo stati noi a fare cadere il ministro Giannini. Potrebbe succedere anche a lei” (p.72).

Gli avversari di carta e nei media

La comunicazione delle politiche ha una funzione decisiva, ma i processi non sono sempre lineari. Sui media si ha una forte politicizzazione delle questioni per cui si parla in termini di politics e meno in termini di policies. La mediatizzazione delle questioni scolastiche non sempre si rivela proficua per la comprensione.  Ma c’è un’area di interazione che non ha la nobiltà di quello che ci si attenderebbe quando prevale la miseria del fare notizia e la preoccupazione di raccogliere lettori.

La fuga di notizie è uno dei meccanismi alla base di scoop e di lanci mediatici di forte richiamo. é possibile per via della permeabilità del sistema dell’istruzione e dei rapporti che si consolidano nel tempo tra funzionari, dirigenti intermedi e operatori dei giornali, al di fuori dell’azione degli uffici comunicazione del ministero o degli uffici stampa del Ministro di turno. Avviene così che i risultati dei lavori istruttori, anche se intermedi e non finali, si trasformano in anticipi giornalistici che scatenano dibattiti, confronti e allarmi a seconda dei contenuti. Anche perchè, scrive Azzolina, “ci sono funzionari o dirigenti che per faciloneria (o, chissà per colpire il ministro di turno) passano le veline ai giornali” (p.92).

La copertura delle vicende scolastiche è piena di notizie false e di informazioni errate, alcune citate dall’autrice, come l’idea di impiego del plexigas per distanziare gli studenti in classe (p.92) o l’ipotesi irrealizzabile di far entrare una classe ogni 15 minuti (p.92). Le narrazioni giornalistiche vengono costruite anticipando notizie non confermate o, ancora più spesso, annunciando posizioni e interventi non verificati che il ministro di turno è obbligato a smentire con il risultato di trovare il giorno dopo sui giornali imbarazzanti titoli quali “il ministro cambia idea“, “il ministro fa dietrofront” (p.93). Azzolina cita anche il caso di una falsa circolare. Ci sono molti modi per distorcere il messaggio. Così la comparsa su un giornale nazionale della “foto di un concorsone fatto in passato con migliaia di persone assemblate in uno spazio fieristico” (p.88) il giorno in cui parte il concorso per docenti con una prova diluita in più giorni e suddivisa per sedi regionali, con una media di 10 candidati per aula davanti a un computer con mascherina, igienizzante a disposizione e misurazione della temperatura in ingresso. Ha buon gioco Azzolina a svelare il meccanismo. Nello stesso periodo la Regione Lombardia a guida leghista organizza un concorso per una selezione di capotreno per TrenoNord. Ci sono 3 mila iscritti e alcune centinaia di persone dentro uno spazio fiere: “… ma nessuno lo racconta” (p.88) si rammarica la ministra.

Il controllo delle fonti rientra nelle norme professionali dei giornalisti, ma questo non avviene sempre con la conseguenza che ad avere voce sono alcuni attori a preferenza di altri: “fanno crescere il numero di abbonati” (p.76). Sorprende la ministra quando formula accuse incredibili: “Ci sono direttori di importanti quotidiani nazionali che mi hanno minacciato per messaggio: ‘se non mi concedi un’intervista domani ti attacco sul giornale’” (p.91).

A queste dinamiche di cui il ministro fa esperienza si aggiungono luoghi comuni e stereotipi, accentuati dal fatto di avere una ministra giovane, meridionale e fuori dalla tradizione dei partiti di ieri; con un curriculum vitae per lo meno insolito, senza le tradizionali affinità elettive.

Lucia Azzolina, pur alle prime armi, in posizione di alta responsabilità politica fotografa con precisione lo stato dell’arte, sottolineandone i danni provocati alla propria azione, oltre che alla propria immagine. Durante le difficili settimane della pandemia deve fronteggiare “narrazioni spesso semplificate, alcune volte allarmistiche, quasi sempre ingiuste sul personale scolastico” (p.105).

La confusione delle lingue

L’istruzione è un’arena affollata di attori interni ed esterni al sistema. Ma a complicare la rete di interazioni è la confusione dei ruoli e delle competenze. Azzolina, ricorda, si trova costretta a precisare l’ambito delle decisioni che spettano al ministro e le aree di competenza delle regioni, delle province e dei comuni.

Denuncia il confronto sterile, senza stimoli suggerendo: “mettiamo allo stesso tavolo anche famiglie e studenti, le altre due colonne portanti della comunità scolastica” (p.165). Sono comunque mesi di fuoco nel periodo della pandemia. La ministra diventa il bersaglio di critiche aspre da parte delle forze politiche di opposizione[18], con commenti al vetriolo dei leader del fronte avverso.

Il clima si arroventa: alcuni giornali parlano di un presunto plagio da parte della ministra, per la copiatura di paragrafi di una tesi che, precisa la ministra in realtà “era una relazione di fine tirocinio”. Le parole e le espressioni impossibili elencate (p.28) vanno oltre la voce di opposizione o l’ostilità politica: esprimono un linguaggio sessista e maschilista. Le parodie in televisione e gli sfottò sul web (p.29) accompagnano le giornate del ministro.

Per quanto ondivaga sia stata la gestione del Covid da parte del governo, nella scuola la didattica a distanza (Dad) diventa il centro di aspre controversie. “C’è chi si mette di traverso” (p.69) sostenendo che la Dad non si può fare: “non è prevista dal contratto collettivo dei docenti” (p.69) e “I dirigenti sommersi da lettere di diffida a firma di alcune sigle sindacali” (p.69).

Lo spazio di informazione e di discussione sul Covid è “completamente anarchico, senza filtri, senza coordinate“. Si arriva così alla diffusione di “nuove figure particolarmente ansiogene” (p.66): agli “scienziati televisivi” si deve “una sentenza diversa… ogni giorno un allarme, una nuova minaccia tutta da verificare” (p.66).

Gli aneddoti non sempre sono rappresentativi della realtà. Sono, tuttavia, segnali importanti. Accanto a qualche dato un po’ folcloristico come il divano collocato in ufficio per essere presente fin dal primo mattino (p.63) ci sono alcune rivelazioni di interesse a documentare il degrado dei rapporti interni, probabilmente radicati da anni nelle pratiche correnti.

Un episodio del tutto anormale riguarda il presidente della commissione di concorso a cui partecipa Lucia Azzolina. A lui viene attribuito un post pubblico contro la parlamentare M5s che poi verrà esaminata dallo stesso presidente. Nel post la candidata viene considerata “non adatta a fare il ministro”. [19] La confusione dei ruoli sembra essere prassi: così la ministra registra la risposta di una dirigente scolastica che giustifica le lamentele in pubblico con l’adesione al Pd. Il dialogo è surreale: “Mi dica come posso aiutarla” chiede Azzolina, “No, ministra, non si preoccupi, sa io sono del Pd“, p.11).

Anche i rapporti con alcuni governatori regionali sorprendono, e deludono, il ministro Azzolina. “Carta straccia” (p.135) si rivela nei fatti l’intesa firmata all’unanimità da tutte le regioni il 23 dicembre 2020 per la riapertura delle scuole a gennaio: “la più spietata evidenza di un atteggiamento di irresponsabilità istituzionale“(p.135).

Lo scontro assume toni esasperati (“Azzolina vuole trasformare la scuola in un lager”: la sparata di Matteo Salvini leader della Lega, p.109) con la violazione del codice istituzionale: “Sulla scuola si sta perdendo tempo” piccona la presidente del Senato Maria Casellati (p.109). Sui banchi a rotelle Azzolina ha buon gioco a citare “gli autoscontri” di cui parla Mateo Salvini con un video risalente al 2017 (p.122) ricordando anche l’accusa, poi corretta, di “Pensare di risolvere i problemi con una e una sola misura” (p.119) dello stesso ministro Patrizio Bianchi.

In contrasto con questo buio in cui i principi di correttezza sono naufragati, Azzolina ricorda la vicinanza istituzionale del presidente della Repubblica, l’apprezzamento del premier Conte oltre l’incoraggiamento ricevuto dall’ex-ministro Luigi Berlinguer e le parole elogiative di Liliana Segre in premessa. Trova conforto nei componenti del Comitato scientifico. Pur dopo un periodo relativamente breve Lucia Azzolina non ha problemi a raccogliere nell’Appendice lettere e testimonianze (pp.175 ss) in cui in vario modo studenti, genitori e docenti le esprimono apprezzamento e riconoscenza.

L’impegno sul campo

Ad ispirare l’azione del ministro non è solo il manifesto del movimento. Nel vortice degli eventi correnti non c’è spazio per i temi elettorali (tempo pieno, abolizione del finanziamento delle scuole paritarie…) o per dar seguito alle proposte già elaborate dai parlamentari del movimento. Anche le priorità sulla scuola del governo presieduto da Giuseppe Conte rimangono sullo sfondo. La risposta ai problemi che emergono compone molta parte dell’agenda. Pur in un breve arco di tempo le giornate del ministro sono dense non solo di appuntamenti e di presenze pubbliche ma anche di questioni di contenuto su cui è necessario un impegno diretto e concreto. Emergono i nodi irrisolti come il precariato[20] e, soprattutto, irrompe l’emergenza Covid. Nel dibattito politico la ministra, pur nei soli 13 mesi di servizio, ha l’opportunità di mettere in evidenza il taglio nell’affrontare alcune questioni cruciali per le quali si spende nell’azione di governo, ma anche nella comunicazione pubblica, riprendendo battaglie combattute in passato.

Rispondere direttamente ai piccoli e grandi problemi

Profonda conoscitrice, per esperienza vissuta, del mondo quotidiano delle scuole e nelle classi, Lucia Azzolina non ha difficoltà a intervenire per risolvere problemi o proporre soluzioni. Numerosi sono le manifestazioni di questa attitudine. Rivela una particolare sensibilità in più circostanze, ad esempio collocando la visita ai genitori in carcere fuori dal conteggio dei giorni di assenza (p.44). Per rendere più rapido il processo decisionale riduce il tempo lasciato al CSPI per esprimersi sulle proposte di azione avanzate dal Ministro (“chiedo e ottengo la riduzione di giorni da 45 a 7″, decisione confermata dal successivo ministro Bianchi). Inserisce la media education (p.56) nei programmi di educazione civica. Vara d’intesa con l’INPS un’indagine sulle scuole paritarie e sui diplomifici con particolare riferimento ai contratti di lavoro (p.54). Per il sostegno imprime “una prima accelerazione aumentando il numero dei posti per le specializzazioni” (p.105).

è senza precedenti che un ministro dica chiaramente che la scelta del sostegno è una ‘scorciatoia’ per accedere all’insegnamento disciplinare (p.142): un meccanismo che svuota le graduatorie e tradisce studenti e famiglie generando una mobilità funzionale inarrestabile. Si pronuncia su questioni sensibili: “Se c’è da mettere sul piatto della bilancia la possibilità di un docente di cambiare scuola ogni anno…. o la necessità di uno studente di veder garantita la continuità dell’insegnamento nel suo percorso, per me pesa di più la seconda” (p.57). Fa propria un’opinione tacitamente diffusa: “l’idea di usare la scuola come una grande agenzia di collocamento” è “un’idea per me oscena” (p.86).

Pur in una fase di emergenza (p.170) non mancano interventi ordinari e attesi: “Ripristiniamo il concorso per i docenti di religione, che non si faceva da 15 anni” (p.41), Così si vara il concorso per i direttori dei servizi generali e amministrativi, “spesso bistrattati in Italia ma che hanno un ruolo importantissimo perchè si occupano, tra le altre cose, dell’enorme parte contabile delle scuole“(p.43).

In questa prospettiva il contatto reale con il mondo della scuola diventa una costante, dalla lettera all’ “intero corpo del personale scolastico” (p.102) alla presenza sul campo. è disponibile a contattare direttamente una dirigente scolastica in difficoltà offrendole la soluzione ai problemi sollevati (p.161) [21] ed è pronta a visitare sul campo molte regioni del Paese (p.100).

In lotta contro le “classi pollaio”

Sul tema delle ‘classi pollaio’, un’espressione comunque infelice parlando di educazione, si sarebbe tentati di parlare di una parabola ascendente e discendente di una questione mediatica. Il disegno di legge presentato in precedenza dall’on Azzolina e l’inserimento nel programma elettorale del M5 stelle hanno trasformato la lotta alle “classi pollaio” in una flagship dell’intero movimento. Il tema del dimensionamento delle classi scolastiche è contenuto anche nel rapporto della task force[22]. In realtà non c’è stata alcuna traduzione operativa se non la previsione di una deroga in ragione del Covid alla numerosità delle classi stabilite dalla norma (“Diverrà pertanto necessaria, in più casi, la “disarticolazione” delle classi in due o più gruppi classe, avendo previsto a questi fini le necessarie deroghe normative al numero minimo di studenti, fissate nel Decreto del Presidente della Repubblica 20 marzo 2009, n 81“, p. 39) nonchè la previsione di un surplus di personale (10-15 % degli organici di fatto) [23]con la creazione di 40 000 classi in più.

Rimane il dubbio sulla natura del problema tenendo conto del rapporto docenti/studenti comparativamente favorevole, del numero medio di alunni per classe (migliore che in altri paesi) e la esiguità di situazioni fuori dalla norma (2-3% delle classi). Il tema, comunque, non viene ripreso nella bozza per la scuola che verrà che Azzolina redige nelle pagine terminali del volume (p.149). Nonostante il clamore forse si rivela una battaglia con le armi spuntate.

A spada tratta per il concorso vero

Il 2020 e 2021 sono anni affollati di concorsi per docenti, frutto di decisioni prese in tempi diverse e con soluzioni non omogenee. La rivendicazione di un concorso vero pone il ministro in forte contrasto con organizzazioni sindacali e forze politiche. La strenua difesa cozza contro le avverse condizioni di svolgimento di iniziative di massa (ingigantite dai mass media silenziosi, ricorda Azzolina. di fronte ad altre esperienze p.85-86). Si accende una battaglia per il concorso nel 2020 non senza una minaccia sindacale: “vi trascineremo in tribunale per tentata strage ed epidemia colposa” (p.82). A Lucia Azzolina le prese di posizione e il varo del concorso nel 2021 contrastano con la tradizione politica di gestione del precariato[24]; non sembrano, tuttavia, sufficienti per il piano di assunzioni annunciato nel programma elettorale del M5S.

In trincea: salvare l’esame di Stato

Mantenere lo svolgimento dell’esame di Stato pur in periodo di pandemia è stata una priorità, sapendo la risonanza che ha per gli studenti (“…conosco i ragazzi e le loro vite scolastiche e so quanto ci tengano” (p.82). Mentre altri paesi aboliscono gli esami di fine ciclo (p.81), gli studenti italiani partecipato alla maturità, organizzata in modo funzionale.

i banchi a rotelle

Semplici, chiare e puntuali sono le pagine dell’Azzolina a proposito della querelle sui banchi. Degli interventi per la riapertura a settembre 2020 “la narrazione politica e mediatica” si concentra sull’acquisto dei banchi “ovviamente a rotelle” (p.119) per un valorre che supera i 3 miliardi di euro. è in realtà uno degli investimenti più cospicui degli ultimi 40 anni (“lo Stato non era mai intervenuto così massicciamente sugli arredi”, p.104). Un’azione tempestiva di raccolta del fabbisogno scuola per scuola, di bando di gara e di relativa aggiudicazione, di produzione da parte di imprese italiane e europee e fornitura di 2,4 milioni di nuovi banchi singoli (p.121) di cui 400 mila sono banchi a rotelle, un format già presente nelle scuole italiane e legato alla didattica innovativa, al di là della disinformazione sui mass media e dello scherno degli oppositori politici.

Non si chiude: scuole aperte nonostante la pandemia

Nella vicenda della pandemia l’apertura delle scuole è una questione dirimente che è stata oggetto di controverse decisioni e di contrapposte posizioni. L’Italia è stata il Paese che meno ha insistito sulla chiusura delle scuole, con “regole chiare, le più rigorose in Europa“(p.104)[25], rivendica Azzolina ostinata e quasi ossessiva sull’intenzione di tener aperte le scuole (“Mi sono scagliata ogni giorno contro la decisione di chiudere le scuole ma sono stata lasciata sola“, p.126). Epici i contrasti con alcuni governatori regionali. Mantenere le scuole aperte, pur senza accese diatribe[26], ha avuto un impatto positivo alla luce dell’andamento delle competenze degli studenti. [27]

“Ripensare la scuola”: dal manifesto elettorale ad un elenco di misure filtrate dall’esperienza

La passione per la scuola impedisce all’autrice di evitare di lanciare uno sguardo al futuro che occupa il capitolo finale del volume. Nella bozza di programma sotto un ambizioso titolo (“Ripensare la scuola”, p.163ss) Azzolina riprende con integrazioni le voci del suo atto di indirizzo 2021[28] e raccoglie suggerimenti emersi dall’esperienza. Per “la scuola che verrà“, in verità, non ci sono voli pindarici e l’approccio scelto è fuori misura rispetto ad attese messianiche[29]. Sono infatti riportati, perlopiù, temi correnti nel dibattito, spesso senza espliciti sviluppi operativi e misure ordinarie di manutenzione del sistema scolastico. Nulla di travolgente, ma piccoli arrangiamenti, uniti alla riproposizione di proposte già discusse e mai tradotte operativamente. La bozza è una evidente alternativa ai proclami del passato[30] e rivela un pragmatismo di ripiego indotto dall’esperienza: tutte le voci indicate sono collegate alla vita quotidiana della scuola. L’aderenza ai minimalia segna la transizione del movimento da forza di rottura a forza di governo. Tramontano, accanto al lavoro istruttorio sviluppato dal movimento nei primi mesi di approdo in Parlamento, slogan dominanti quali “la lotta alle ‘classi pollaio'”, la garanzia del “tempo pieno per tutti” e l’abolizione del finanziamento statale delle scuole private nonchè l’impegno alla stabilizzazione precari e la sottoscrizione del contratto nazionale per il personale della scuola e la formazione continua obbligatoria e retribuita dei docenti. Non si fa riferimento all’Invalsi di cui si chiedeva “un superamento o una sostanziale revisione” perché incostituzionale nell’alimentare la competizione tra scuole e tra studenti rifiutando “quiz a crocette che standardizzano il sapere”. Già sganciati dalla valutazione finale degli esami di Stato[31] con la partecipazione considerata un requisito di accesso i punteggi Invalsi sono esclusi anche dal curriculum dello studente[32] previsto come allegato del diploma di scuola secondaria di II grado.

Ad un esame comparativo non si trova una questione che sia presente in tutti i documenti a carattere programmatico sulla scuola relativi al periodo 2018-2021[33]. In un contesto di molte voci senza una sinfonia e di spartiti diversi nel tempo la retorica diventa la comune via di uscita, senza rilievo operativo.  Consideriamo, tuttavia, i temi indicati dall’ex ministra Azzolina nelle pagine conclusive del suo memoir.

Middle management

Indicazioni che derivano dall’osservazione sul campo e dalla diretta conoscenza riguardano il sovraccarico del lavoro dei dirigenti di scuola oltre ai problemi di organizzazione delle segreterie scolastiche, spesso prive di risorse umane adeguate ai compiti da svolgere. Sono sufficienti pochi giorni in una direzione o nella adiacente segreteria di scuola per avvertire le disfunzionalità. La proposta del middle management, cioè di posizioni funzionali intermedie nella gestione delle scuole, è da anni ricorrente con il sostegno di esperti[34]. Oggetto di ricerche e di elaborazioni non ha mai trovato una chiara formalizzazione e una efficace messa in opera. L’ipotesi, ripresa da Azzolina, vede nel middle management la condizione perché la scuola, a livello delle singole istituzioni, non sia rallentata dalle procedure amministrative, ma possa avere come priorità gli studenti e il loro apprendimento.

Valutazione, formazione aggiornamento

L’appello alla valutazione dei docenti e dei dirigenti è un ragionevole allineamento a quanto avviene in altri paesi e in altri settori professionali, scrive Azzolina. Innovazioni proponibili a condizione di rafforzare la professione docente con scelte chiare in ingresso e rivalorizzazione retributiva. Sono da rompere vari “tabù” mettendo mano ai percorsi di studio iniziale, alla formazione continua e alla valutazione (p.105). Pare esplicito il contrasto con le posizioni espresse dal M5S contro la Buona scuola e le incluse ipotesi di valorizzazione del merito scolastico e di valutazione dei docenti. Comunque, annota Azzolina, “sono un miraggio“(p.164) che “rimarrà tale fino a quando l’insegnamento sarà considerato un ripiego” (p.164).

L’On. Azzolina da sottosegretaria si era espressa a favore della laurea abilitante per l’insegnamento secondario[35] come esiste per la primaria e l’infanzia. Della formazione continua obbligatoria e retribuita contenuta nei manifesti elettorali del M5S non rimane traccia. Realisticamente la ministra richiama la consolidata interpretazione delle politiche del personale docente: “in Italia da anni funziona un sistema di baratto: tutti dentro, ma tutti poco pagati e nessun riconoscimento sociale” (p.165). è naturale che in tale contesto non può verificarsi come avviene in Finlandia dove, cita Azzolina, “il 10% dei migliori laureati va ad insegnare a scuola”(p.165).

Il clima politico in generale è disattento alla professione dei docenti, con problemi di base irrisolti. Forse per questa ragione Azzolina non si avventura sul terreno della carriera degli insegnanti, voce ricorrente nel dibattito e impegno presente nel PNRR[36]. Diverrà campo di esplorazione e di iniziativa per il ministro che le succederà a Viale Trastevere.

La transizione al digitale

L’ineluttabilità di una crescente presenza nelle tecnologie nell’educazione porta, evidentemente, alla necessità di rivedere i modi dell’insegnamento; ma, ricorda Azzolina, si traduce anche in nuove possibilità di intervento in particolari situazioni con il superamento di ostacoli in passato insormontabili. In questa ottica è da prevedere. secondo l’ex ministra, una profonda revisione anche della comunicazione interna ed esterna alla scuola con il recupero di efficienza e di efficacia delle tradizionali forme di partecipazione sociale nel mondo dell’istruzione.

Gradi scolastici

Nel nostro Paese il tema del riordino dei cicli è ricorrente, oggetto di dibattito e terreno di scontro tra posizioni alternative. Azzolina punta l’attenzione sulla formazione di base da prolungare a 16 anni in modo da posticipare, in una fase di maggior consapevolezza, la scelta da parte dello studente del percorso secondario superiore. Ricorda che esiste una dispersione nel passaggio dal primo al secondo ciclo di istruzione[37]. Una ristrutturazione in questo senso dei gradi scolastici impone un profondo lavoro di rifondazione del secondo ciclo; potrebbe comunque dare un’idea compiuta dell’obbligo scolastico a 16 anni oggi senza riconoscimento finale. è l’ennesima vox clamantis in deserto; altri analisti considerano il riordino dei cicli, in qualunque forma venga tracciato, politicamente improponibile al presente.[38]

I voti

Per l’area della valutazione degli studenti sono assenti nelle pagine conclusive riferimenti al sistema nazionale di valutazione. L’attenzione si concentra sul quotidiano agire dei docenti. L’anacronismo del regime dei voti nella scuola secondaria è esperienza comune di chi insegna e considerazione diffusa tra gli osservatori. L’improvvida decisione presa in passato di vincolare l’ammissione all’anno successivo alla sufficienza raggiunta in tutte le discipline ha penalizzato gli studenti e, soprattutto, ha spinto gli insegnanti a comportamenti valutativi impropri[39]. La scelta compiuta per la scuola primaria con l’introduzione della valutazione per livelli è per l’Azzolina una soluzione ottimale da estendere anche alla scuola secondaria. Consente agli studenti di differenziare il proprio percorso privilegiando alcune discipline di particolare affinità ai talenti e alle aspettative individuali. Una modifica in tal senso, occorre precisare, richiede, tuttavia, un cambiamento culturale nel curriculum degli studenti e un’evoluzione professionale nell’impostazione dell’insegnamento con risvolti anche nell’organizzazione delle classi e dei gruppi di apprendimento.

Ambienti di apprendimento innovativi e sicuri

Il rinnovamento del patrimonio edilizio, voce nel programma elettorale del Movimento, viene colto nelle sue diverse valenze: sicurezza degli ambienti, “contributo per far ripartire l’economia” rafforzando la “funzione sociale” della scuola, favorire, ad esempio con le palestre, “la valorizzazione del benessere fisico” e con i laboratori “il potenziamento delle competenze di ciascuno” (p.168). L’intervento sull’edilizia viene, in particolare, collegato alla creazione di spazi nuovi e diversi per l’apprendimento. La ministra rivendica un personale impegno sulla questione: “sin dalle prime bozze del PNRR mi sono battuta perchè vi fosse un chiaro e decisivo investimento in tal senso” (p.168) e cita l’annuncio del ministero di bandi per oltre 5 miliardi, pur senza ponderare l’intervento relativo al fabbisogno reale.[40]

Azzolina parla di una “imponente dotazione tecnologica fornita alle scuole e alle famiglie” (p.149), di un “piccolo miracolo” della stagione della DAD (“…ha portato decine di migliaia di docenti a formarsi in poco tempo “p.150; “sono state sperimentate … nuove forme di dialogo a distanza tra scuola e famiglia” p.150)[41]. L’ottica è quella del digitale in classe, “uno strumento potente per migliorare la didattica e coltivare l’interesse e l’attenzione dei ragazzi”. Questa distribuzione su larga scala di device tecnologici ha fatto recuperare il ritardo comparativo delle scuole italiane. Tuttavia rimangono, anche sulla base di ricerche condotte[42] gli interrogativi sull’utilizzo didattico da parte degli insegnanti e sull’impatto che possono avere sui livelli di apprendimento degli studenti.

Scuola e lavoro

Coerentemente con la sensibilità dimostrata in varie circostanze Azzolina rivendica la necessità di superare “il pregiudizio secondo cui esistono scuole di serie A (i licei, ovviamente) e di serie B (tutti gli altri)“(p.169). Gerarchizzazione probabilmente vissute negli anni di insegnamento a scuola. Ricorda che prevede una riforma ordinamentale “per adeguare i curricula degli istituti tecnici e professionali alle competenze richieste dalle imprese e dal mondo del lavoro“(p.169) e un intervento sugli ITS con “un investimento forte, quasi rivoluzionario” (p.169) di 1,5 miliardi.[43] Orgogliosamente Azzolina fa riferimento al PNRR scuola che è stato scritto “sotto il mio mandato e poi integralmente confermato” (p.169).

Fu vera svolta?[44]

Nei 44 brevi capitoli di cui si compone il volume molti sono gli stimoli per discutere e numerosi i temi che meritano attenzione, seppur appena accennati. Il M5S, anzitutto, ha rappresentato una svolta nel panorama politico del nostro Paese? Il volume di Azzolina offre elementi comprenderne la portata e i limiti. Alcuni riguardano la ricostruzione appassionata dei sentieri percorsi da Siracusa alla Minerva, altri investono l’esperienza di responsabilità politica di un settore cruciale come quello dell’istruzione, altri ancora sono di sostanza e toccano le scelte di politica per la scuola, altri, infine, sono relative alla messa in opera delle decisioni politiche.

Contenuto nel programma elettorale lo smantellamento, per la verità, della “Buona scuola” era già in atto e l’apporto del movimento è stato marginale (depotenziamento dei punteggi delle prove Invalsi) mentre alcune misure come la card dei docenti sono rimaste in vigore. L’aumento della spesa pubblica per l’istruzione, uno dei 20 punti del manifesto elettorale, non ha trovato riscontro nel piano previsionale 2021-2013[45] anche se somme rilevanti sono state destinate alla scuola in relazione alla pandemia e con il PNRR (17,59 miliardi). Sono esclusi alcuni obiettivi quali l’abolizione del finanziamento alle scuole paritarie, altri sono ridimensionati come l’espansione del tempo pieno.

Veramente la scuola è l’ascensore sociale?

Rivolta al passato Azzolina fa affiorare la tenerezza nel pensare alla “determinazione della ragazzina che ero” (p.36). Momento decisivo è quando prende coscienza della costruzione del futuro: “l’idea dell’ascensore sociale non mi ha più abbandonato” (p.36). Le pagine trasudano un giusto e meritato orgoglio dell’autrice per il sogno realizzato di fare qualcosa di grande attraverso lo studio rigoroso, assiduo e costante. L’elogio della scuola è altisonante, un po’ inusuale: “la scuola è un luogo magico, dove tutto si può cambiare e ogni cosa diventa possibile” (p.36). Anche nei momenti difficili voglio ancora credere all’ascensore sociale“(p.51). Vengono alla mente i recenti memoir, diventati bestseller, di donne che hanno sbaragliato il campo, sparigliato le regole del gioco e si sono affermate da Tara Westover a Lea Ypi.

Senza sminuire il valore della determinazione della volontà dimostrata e dell’intelligenza strategica collaudata lungo i tortuosi tornanti della vita, il racconto di Lucia Azzolina, tuttavia, è in qualche modo parziale, si direbbe monco se non integrato. Il ruolo dell’educazione nella mobilità sociale ascendente è un tema di grande fascino intellettuale (“volli, e volli sempre, e fortissimamente volli”, scriveva Vittorio Alfieri nel 1700). Ha, soprattutto, una reiterata risonanza politica: “l’ascensore sociale bloccato” è uno slogan ricorrente. Il tema, tuttavia, è complesso e impossibile da semplificare. Occorrono categorie sociologiche per coglierne il senso, i limiti, nonchè la dimensione talora mitica che assume.

I tassi di mobilità ascendente dipendono dalla fluidità dell’assetto sociale in cui si ci trova. Se aumentano le posizioni elevate disponibili è probabile che cresca il numero dei nuovi ingressi. L’educazione può essere un fattore di mediazione se attenua il peso delle origini sociali sui livelli di apprendimento e se opera in modo coerente rispetto al mercato del lavoro e delle professioni.

Il contesto in cui matura la vicenda esemplare della ministra Lucia Azzolina vede due componenti determinanti. La prima è legata alle trasformazioni che il M5S ha introdotto aprendo le porte dell’accesso a posizioni politiche elevate (new entries nella politica). Ha reso fluido il passaggio tra i livelli attraverso sentieri non tradizionali. Questa mobilità è avvenuta senza la mediazione centrale dell’educazione, anche se il percorso scolastico ha poi, in varie circostanze, fatto la differenza. Senza questo spazio aperto i percorsi di mobilità verso posizioni di vertice nel campo politico avrebbero seguito i tracciati tradizionali o, comunque, sarebbero stati diversi. Scalare i vertici politici attraverso l’adesione e l’ingresso in altri gruppi, dalla Lega a Forza Italia, sarebbe comunque stato possibile. La seconda riguarda le dinamiche interne all’area della scuola, zona aperta del mercato del lavoro, pur nel paese dei cavilli. Nonostante le immagini catastrofiche, nella scuola si può entrare, diventare di ruolo e accedere ai concorsi a dirigente scolastico perché, comunque, il fabbisogno di insegnanti è strutturale, a parte il passaggio attraverso il precariato. Un percorso travagliato quello fatto da Lucia Azzolina, ma è reso possibile da appuntamenti concorsuali e opportunità formative.

Il ministro controlla la macchina della burocrazia e la messa in opera delle decisioni?

Azzolina precisa i criteri di scelta per le posizioni che ricadono nella discrezionalità del ministro ribadendo la priorità data alla competenza e non all’appartenenza politica (p.62), nella scelta, ad esempio, dei responsabili di dipartimento. Il volume è stampato nel novembre del 2021. Qualche mese dopo sarebbe esplosa sui media l’inchiesta aperta dalla magistratura su uno dei capo dipartimento nominati dalla Ministra. è al lavoro la magistratura ma il caso presenta elementi di inaudita sorpresa sulla gestione dei fondi ministeriali nonostante le intenzioni (“…ho selezionato solo tecnici di altissimo livello“, p.62).

Il controllo della catena amministrativa è cruciale. I 40 milioni euro stanziati per il sostegno psicologico agli studenti sono un intervento tempestivo, richiesto dagli esperti, ragionevole (p.139). Sono risorse il cui utilizzo rientra nella presunta corruzione avvenuta nelle stanze del Ministero. Così è pregevole la collaborazione con l’INPS contro i diplomifici a cui fa cenno Azzolina (p.54); nulla si sa, tuttavia, dei risultati ottenuti.

L’implementazione delle decisioni è nelle politiche dell’istruzione una delle sfide di maggior peso. é tradizione consolidata nelle dinamiche del policy making concentrare l’attenzione sui processi decisionali e sulla formazione delle decisioni e perdere di vista i labirinti della messa a regime delle soluzioni adottate e degli investimenti stanziati. La fase di messa in opera è quella che fa esistere una politica e non è quasi mai una mera procedura discendente; spesso diventa un terreno di interazione e scontro tra gli attori con possibile erosione delle stesse decisioni iniziali e raggiungimento parziale, se non nullo, degli obiettivi formulati. Il breve periodo non permette all’Azzolina di raccogliere i frutti del lavoro svolto e dell’impegno profuso. Forse per questa ragione sono quasi assenti riferimenti ai risultati ottenuti con l’azione del ministro dal punto di vista del sistema scolastico e dei livelli di apprendimento degli studenti; studenti, peraltro di cui si ribatte la centralità.

La gestione in epoca Covid senza ombre?

La gestione della pandemia è stata una sfida per tutti, trattandosi di un evento senza precedenti recenti nel mondo occidentale. Le misure da prendere per la scuola e, come effetto, la chiusura parziale o totale delle scuole sono il primo tema a cui va aggiunta la questione del controllo della situazione con il monitoraggio dell’andamento della pandemia nel contesto scolastico. Legato al primo aspetto è l’adozione di didattica a distanza (DAD) che ha costituito la grande questione per la scuola in tutto il periodo in cui Azzolina ha gestito il Ministero. Al secondo aspetto la questione della gestione delle informazioni e la raccolta e diffusione di dati hanno assunto grande risalto. Gli interventi compensativi con ipotesi di modifica dei tempi scuola e azioni mirate al recupero dei learning losses completano il quadro.

L’esame di Stato: ripristinare un rito?

Lucia Azzolina rivendica alla propria determinazione il ritorno all’esame di Stato della tradizione. Le sfuggono, tuttavia, sostanziali questioni più radicali. Il punto di vista degli studenti è quello della risonanza che l’esame di Stato ha, ma non delle funzioni che svolge. Il venir meno di un rito di passaggio rimarrà nella memoria lunga di ogni studente oggi, cittadino domani. L’approccio convenzionale ha, purtroppo, un impatto minimo sul livello di apprendimento degli studenti e sulla valutazione della scuola.

Che sappiamo dell’efficacia dei concorsi?

La linea della ministra Azzolina per il reclutamento dei docenti è apparsa subito chiara, al limite dell’ostinazione. Pur in mezzo a accese controversie, diventa dogma l’opposizione ad ogni forma di sanatoria. L’appello al dettato della Costituzione che impone il concorso per l’accesso alla pubblica amministrazione è di pragmatica, pur se non sono pochi i casi in cui il principio è stato storicamente disatteso. La strenua difesa della procedura concorsuale, spesso pensata nei termini dei format della tradizione è da trincea contro ogni forma di tacito lassismo. L’opposizione alle alternative alla via concorsuale in qualunque forma vengano proposte ne deriva di conseguenza, anche se porta allo scontro acceso con sindacati e alcune forze politiche. Saranno poi le esigenze funzionali di un’emergenza non più tollerabile a condizionare le scelte reali.

Il livello dello scontro sulle forme di reclutamento e selezione oscura, come è anche avvenuto in passato, la penombra dentro cui si opera e si decide. I concorsi per il reclutamento del personale sono stati oggetto di scrutinio da studi legali e hanno interessato la giustizia ordinaria e amministrativa. Non sono, tuttavia, stati oggetto di studi o diventati temi di ricerca scientifica. I vantaggi e gli svantaggi delle diverse formule derivano da valutazioni informali, impressionistiche, aprioristiche. Le evidenze non esistono non solo per ponderare l’efficacia delle diverse formule, ma anche per determinarne la praticabilità come soluzione permanente. La raccolta di credenziali (lauree, corsi di specializzazione, master…) documenta la pressione occupazionale e la determinazione dei candidati, ma non assicura sul profilo professionale atteso in ingresso nell’insegnamento.

Paradossalmente la stessa ministra riconoscendo l’origine di uno ‘zero’ in informatica al concorso per dirigente scolastico (la domanda sorteggiata era relativa ad una formula di Excel), conferma la inaffidabilità delle procedure concorsuali (p.46). Ha buon gioco a scrivere: “Un solo quesito senza risposta comporta un punteggio zero” e, soprattutto, andando più a fondo “Che questo significhi non è adatta a fare il ministro… è legittimo, per carità, ma forse anche un po’ ridicolo”. In una scuola, inoltre, che verifica, con le prove Invalsi, le competenze linguistiche dei propri studenti e che ha fatto del Clil una bandiera dell’innovazione, per le meno stupisce che si possa superare un concorso a dirigente di scuola con una insufficienza in lingua inglese.[46]

A tarpare le ali è lo stress delle urgenze o la mancanza di visione?

Soffocata dalle urgenze anche drammatiche della pandemia, travolta dalle accese polemiche attorno alla questione di concorsi, accerchiata dalle opposizioni la ministra non ha tempo e spazio per azioni di riforma e di innovazione generale. Senza dubbio Lucia Azzolina ha una sensibilità di scuola, spiccata, maturata sul campo, che si traduce in piccole, pur significative, azioni simboliche (prima i tecnici e professionali e poi i licei nella comunicazione delle materie per l’esame di Stato…).

Dal libro, tuttavia, emerge anche con evidenza la solitudine del ministro, forse per inesperienza. Non appare l’ufficio comunicazione o l’addetto stampa per i rapporti con i media a fare da filtro, a mediare, a impedire, o per lo meno contenere, prassi fuori dai codici professionali E’ un’epopea giocata in prima persona e non a capo di una macchina complessa ma articolata, con capacità operative. La presenza generosa, e faticosa, sul terreno è encomiabile, come la scelta di eventi altamente simbolici, di raccordo con i territori; il contrasto con i governatori non aiuta certamente a comporre dissidi e a trovare possibili convergenze. Nel testo emergono i rapporti con i membri del Comitato scientifico e con il Commissario Arcuri, ma non sono in evidenza la squadra ministeriale o le strutture del Miur incluse le agenzie funzionali come l’Indire e l’Invalsi.

Quale esperienza di scuola?

C’è una sensibilità che emerge continuamente, un sentirsi parte dell’impresa scolastica, un identificarsi con la comunità professionale. Il ricorso al “noi” per rimarca il senso profondo di appartenenza: “dimostriamo ancora una volta che il corpo docente è sano” (p.106) scrive nella lettera al personale. Questo afflato che aggancia il lettore si radica nella esperienza di scuola di cui può vantarsi Lucia Azzolina rispetto a quasi tutti i suoi predecessori.

La scuola, tuttavia, è realtà complessa. E’ difficile tenere assieme le fila dei microcosmi di scuola con i processi politici generali, allineare le decisioni di vertice con le attese, o le strategie, degli attori sul campo, singoli e collettivi. Soprattutto in un contesto di emergenza. Non è un caso che siano estranei alla narrazione del memoir le conoscenze di cui oggi si dispone dei livelli di competenza degli studenti, della situazione di stallo delle performance degli studenti italiani negli ultimi 20 anni[47]. Non c’è traccia di riferimenti all’impianto di valutazione che con l’Invalsi è stato creato, nemmeno in senso critico come peraltro contenuto nel manifesto del M5S per la competizione elettorale del 2018. Così anche le intenzioni relative all’investimento pluriennale sull’edilizia scolastica rischiano di rimanere retoriche anche in presenza di flussi finanziari significativi perchè lontani dal fabbisogno stimato. Pilotare un sistema scolastico non è solo un addensarsi di iniziative, pur lodevoli e impegnative: richiede la presenza di una rotta e la capacità di mantenerla nel tempo. Il breve durata dell’impegno di vertice impedisce, di fatto, ogni considerazione valutativa. Forse per una svolta come quella promessa dal M5S occorrono altre condizioni e altri tempi.

Dal J’accuse alla “fase adulta”

“Ripensare la scuola” contiene una bozza di programma a futura memoria. Senza lo slancio e l’articolazione di un manifesto politico o la formalità di un documento programmatico, le proposte possono apparire come un’agenda modesta, scontata e già scritta nelle cose senza una visione e una contestualizzazione realistica di praticabilità. In realtà, dietro una prosa diretta e essenziale, ci sono nodi semplici ma cruciali irrisolti del nostro sistema scolastico. Un’agenda non di parte o di breve respiro in cui tutte le voci hanno un impatto diretto sugli studenti e sui loro percorsi. Questo è peraltro il tratto distintivo, la centralità di chi apprende, che lega tutta la narrazione dell’ex ministro e il suo impegno nei 13 mesi di responsabilità alla Minerva, quasi a prescindere dalla baldanzosa euforia del M5S del 2018.

Un percorso di studio serio e finalizzato per chi sceglie l’insegnamento, un reclutamento dei docenti basato su concorsi, un esame di Stato rigoroso per gli studenti, un rispetto dei talenti e delle scelte individuali operate in una fase appropriata della propria maturazione, un dialogo aperto tra tutti i partner, le “colonne portanti” della comunità scolastica (p.165) senza arroccamenti: ecco il profilo di un programma depurato degli eccessi ideologici e determinato dal serio impegno, anche solo per 13 mesi, della professoressa di scuola a Viale Trastevere. Forse esprime anche la transizione in atto di cui parla Azzolina: il Movimento 5 Stelle è entrato in una nuova fase. Probabilmente la sua fase adulta. Costretto a crescere per via dell’esperienza di governo, che impone un nuovo approccio, più mediato” (p.158). L’instabilità politica è una delle ragioni del perpetuarsi delle discussioni e il ritorno periodico degli stessi temi irrisolti con una riproposizione che finisce per essere rituale, erosa dal tempo nei suoi contenuti più qualificanti. La non decisione appartiene al policy style del nostro Paese almeno in campo educativo. L’inserimento nel PNRR, vincolando le risorse alla realizzazione di riforme, può innescare processi, seppur settoriali, di svolta o di cambiamento di rotta.

Si rimane perplessi al termine della lettura della mancanza di reazioni, almeno a conoscenza di chi scrive, al j’accuse del lavoro della Azzolina. Le stroncature nei confronti dei giornali e di direttori di importanti quotidiani nazionali, le annotazioni fortemente denigratorie relative al professore Fioravanti, le minacce riferite da parte di leader sindacali, le critiche estese anche nei confronti della presidenza del Senato, le denunce di comportamenti impropri di cronisti della scuola e la condanna senza attenuanti nei confronti del sindacalismo scolastico: c’è di che scardinare un mondo consolidato.

Il marketing editoriale ha diffuso le presentazioni sul territorio nazionale senza, tuttavia, vedere affiorare letture critiche del volume. O le pagine dell’ex ministra non sono state lette con la dovuta attenzione o si è ritenuto il testo non meritevole di una presa di posizione di chiarimento se non di difesa. Forse una qualche protezione è derivata dalle prestigiose parole introduttive della senatrice Liliana Segre, dai ricordati apprezzamenti del Presidente della Repubblica (p.170)[48], nonchè dalla familiarità con la sorella del giudice Falcone e dalla cordialità dei rapporti con i membri del Comitato scientifico.

Comunque a prescindere dalle turbolenze attraversate e dalla valutazione che si vorrà dare dell’operato del Ministro Azzolina, l’iniziativa editoriale di “dare la mia versione dei fatti” (p.13) con un memoir, appassionato e senza reticenze, è gesto da apprezzare; per la trasparenza che suppone e per il coraggio che ne ha ispirato la compilazione. La penna sciolta della professoressa di storia e filosofia, peraltro, rende agevole per il lettore rendersene conto, condividere le emozioni e seguirne le argomentazioni.

[1] Si vedano ad esempio, Ernesto Galli della Loggia, L’aula vuota. Come l’Italia ha distrutto la sua scuola, Marsilio, Venezia 2019; Paola Mastrocola e Luca Ricolfi, Il danno scolastico. La scuola progressista come macchina della disuguaglianza, La nave di Teseo, Milano 2021.

[2] Cfr.  Paolo Sestito e Roberto Torrini, Molto rumore per nulla. La parabola dell’Italia tra riforme abortite e ristagno economico, Edizione Kindle 2020; Patrizio Bianchi, Nello specchio della scuola. Quale sviluppo per l’Italia, Il Mulino, Bologna 2021; Andrea Gavosto, La scuola bloccata, Laterza, Bari-Roma 2022.

[3] Non mancano eventi tesi e drammatici come il tentativo di speronamento dell’auto che la ministra Azzolina subisce nella propria terra di origine (p.155).

[4] Secondo i dati Invalsi la percentuale di studenti (13 grado) con livelli di competenza adeguati in italiano sono per la provincia di Biella il 72,3% nel 2019 e 57,6 nel 2020 mentre per la provincia di Siracusa i valori corrispondenti sono del 46,7% e 36,2% (invalsiopen.it).

[5] Il precedente di provenienza dalle aule di scuole è quello del Professor Marco Bussetti, docente di educazione fisica e ministro dal 1° giugno 2018 al 5 settembre 2019, che, tuttavia, portava l’esperienza di alta responsabilità amministrativa transitando dall’Ufficio territoriale di Milano a Viale Trastevere.

[6] La tesi Un caso di ritardo mentale associato a disturbi depressivi di Lucia Azzolina redatta per la Specializzazione sul sostegno nella scuola secondaria superiore nel 2009 presso l’Università degli studi di Pisa di 41 pagine è consultabile a pagamento su Tesionline.it.

[7] Il programma del governo di Giuseppe Conte (4 settembre 2019) in 29 punti prevede al punto 1 l’incremento della dotazione delle risorse per la scuola, al punto, 22 centrato sui beni comuni, per la scuola: “è necessario intervenire contro le classi troppo affollate, valorizzare anche economicamente il ruolo dei docenti, potenziare il piano nazionale per l’edilizia scolastica, garantire la gratuità del percorso scolastico per gli studenti provenienti da famiglie con redditi medio-bassi, contrastare la dispersione scolastica e il bullismo“.

[8] Nella Prefazione al volume la Sen. Liliana Segre apprezza che la neo ministra si muova con i mezzi pubblici. L’on. Roberto Fico del M5S, presidente della Camera dei deputati all’inizio del suo mandato finì sui giornali per la scelta di muoversi a Roma con gli autobus.

[9] Si tratta di dati di realtà. Già nel rapporto del Commissario per la spesa pubblica si escludono riduzioni di risorse alla scuola, ferocemente colpita negli anni precedenti. Vedi C. Cottarelli, La lista della spesa. La verità sulla spesa pubblica italiana e su come si può tagliare. Feltrinelli, Milano 2015.

[10] La proposta di legge presentata alla Camera il 5 luglio 2018 con Azzolina come prima firmataria dà una traduzione operativa a quanto contenuto nel manifesto elettorale del M5S. I due articoli che la compongono prevedono il superamento delle norme esistenti, in particolare la modifica dell’articolo 64 del decreto-legge 25 giugno 2008, n.112 e disposizioni concernenti la formazione delle classi nelle scuole di ogni ordine e grado. Nelle motivazioni hanno rilievo soprattutto i casi di classi sovraffollate, cioè con oltre i 33 studenti per classe. All’argomentazione giuridica, puntuale e approfondita, non corrisponde una presentazione dei dati reali di composizione delle classi nel sistema scolastico italiano, nè, tanto meno, un confronto comparativo con i dati relativi agli altri paesi dell’Unione europea o dell’area OECD, senza un cenno, peraltro, alle evidenze della ricerca scientifica sull’impatto della class size sui livelli di apprendimento degli studenti. Andreas Schleicher colloca tra i miti da sfatare l’opinione che “le classi meno numerose garantiscono sempre risultati migliori” in Una scuola di prima classe. Il Mulino, Bologna 2020, p.62ss.

[11] Si veda il programma del M5S per le elezioni del 2018 in https://www.mariogiacomodutto.it/movimento-5-stelle-appunti-sul-programma-elettorale-per-la-scuola-2018/.

[12] Non ho notizia che l’on Lorenzo Fioravanti abbia smentito quanto scritto da Lucia Azzolina o contestato le singole affermazioni piuttosto imbarazzanti.

[13] Il ministro Lorenzo Fioravanti si dimette polemicamente per la non assegnazione in sede di bilancio delle risorse richieste.

[14] In risposta alle pretese del ministro Fioravanti la ministra Azzolina contrappone la scoperta di 800 milioni di fondi PON giacenti al MI (p.61).

[15] Per la verità le indicazioni di lavoro per il Comitato di esperti erano tutt’altro che di carattere meramente pragmatico e operativo. Con D.M. 21 aprile 2020, n.230 il Ministro Azzolina istituiva, infatti, un Comitato di esperti con il compito di formulare al Ministro medesimo idee e proposte per la scuola, con riferimento all’emergenza sanitaria in atto, ma anche nell’ottica del miglioramento del sistema di istruzione e formazione
nazionale. I temi indicati su cui formulare proposte erano diversi: 1. Avvio del prossimo anno scolastico, tenendo conto della situazione di
emergenza epidemiologica attualmente esistente; 2. Edilizia scolastica, con riferimento anche a nuove soluzioni in tema di
logistica; 3. Innovazione digitale, anche al fine di rafforzare contenuti e modalità di
utilizzo delle nuove metodologie di didattica a distanza; 4. Formazione iniziale e reclutamento del personale docente della scuola
secondaria di primo e secondo grado, con riferimento alla previsione di
nuovi modelli di formazione e selezione; 5. Consolidamento e sviluppo della rete dei servizi di educazione e di
istruzione a favore dei bambini dalla nascita sino a sei anni; 6. Rilancio della qualità del servizio scolastico nell’attuale contingenza
emergenziale.

[16] Nell’intervista di Gianna Fragonara, comparsa con il titolo “Bianchi, l’esperto nominato da Azzolina: in classe serve chiarezza non mascherine. Avrei riaperto prima” il 26 giugno 2020 sul Corriere della sera, alla domanda “Si dice che lei potrebbe essere il prossimo ministro” il coordinatore della task force ministeriale risponde:  «Sono a disposizione del mio Paese, come tutti dovrebbero».

Cfr. anche A. Corlazzoli, “Chi è Patrizio Bianchi, ministro dell’istruzione, amico di Prodi e già nella task force Azzolina che vuole una ‘costituente’ per la scuola” Il Fatto Quotidiano, 12 febbraio 2021.

[17] Il Rapporto finale comparirà sul sito del Ministero dell’istruzione in data 13 febbraio 2021.

[18] Pur nella diversità delle circostanze va ricordato quanto sia tradizionale l’opposizione, anche di piazza, di fronte ai vari ministri, da Luigi Berlinguer a Letizia Moratti, da Maria Stella Gelmini a Patrizio Bianchi, anche con forme dirette e indirette di violenza.

[19] Una feroce polemica con la ministra ha come protagonista Massimo d’Arcangeli, linguista dell’Università di Cagliari e presidente della Commissione del concorso per dirigenti scolastici che ha visto il superamento della ministra con una votazione non certo ottimale di 75/100. Sul curriculum vitae e sulle tesi della ministra si concentrano gli strali del prof. d’Arcangeli in un post del 23 maggio 2020 (www.post.it/massimoarcangeli/2020/05/23/la-minisrtra-azzolina-e-li-imbuti-da-riempire) in cui annota imperfezioni linguistiche nelle tesi compilate da Lucia Azzolina.

[20] Il problema del precariato è di lunga data nonostante successivi interventi di stabilizzazione, da quelli del 2006 con il ministro Fioroni (150.000 assunzioni preventivate e 83.000 effettuate) a quelli del 2016 con i ministri Giannini e Renzi (120.000 assunzioni). In passato “quasi tutti i governi hanno semplificato l’ingresso di particolari categorie di supplenti” (Gavosto, op.cit., 2022, p.146).

[21] Azzolina non menziona il significativo inserimento in tema di inclusività anche “di quegli studenti ad alto potenziale che
necessitano, a loro volta, di strategie didattiche coerenti con la loro speciale condizione”
(Atto di indirizzo politico-istituzionale per l’anno 2020, p.2). Il riferimento scompare nell’Atto di indirizzo per il 2021. Si può ricordare che il bando per interventi nel campo degli studenti ad alto potenziale compare nella querelle relativa alla presunta corruzione che avrebbe riguardato il Ministero dell’Istruzione.

[22] Cfr. la revisione del dimensionamento delle classi nel Rapporto finale citato p.19.

[23] Cfr.  Rapporto finale cit., 2021 p 39.

[24] Cfr. nota n.20.

[25] Azzolina si appella all’Unesco che “dati alla mano ha riconosciuto il risultato: nell’anno scolastico 2020/2021 il nostro Paese per numero di giorni di scuola in presenza rientra perfettamente nella media europea, meglio di Paesi spesso elogiati per la grande attenzione riservata alla scuola” (p.131).

[26] Il Consiglio di Stato con sentenza del 31 maggio 2022 ha accolto l’appello di Vincenzo De Luca, presidente della Regione Campania, contro la decisione del Tar di Napoli che era stata favorevole al ricorso di alcuni genitori contro la didattica a distanza, attuata in Campania contro il Covid dal 28 novembre 2020.

[27] Intervenendo alla presentazione dei risultati delle prove Invalsi 2022 il ministro Patrizio Bianchi afferma: “I dati delle rilevazioni INVALSI che sono stati presentati oggi dimostrano che c’è stata una fase di ripresa dopo gli anni più duri della pandemia e che la scelta di riprendere la scuola in presenza è stata giusta, ha permesso di contenere il calo delle competenze delle studentesse e degli studenti e in molte situazioni proprio di invertire la rotta“.

[28] Ministero dell’Istruzione, Atto di indirizzo politico-istituzionale anno 2021, Roma 4 gennaio 2021.

[29] Si faccia un confronto con quanto Patrizio Bianchi scrive pochi mesi dopo nel suo Nello specchio della scuola (Il Mulino, Bologna 2020).

[30] Il cambiamento di paradigma è evidente dal confronto con quanto contenuto nel programma elettorale del Movimento 5S per le elezioni del 2018. In una presentazione sintetica (Camera dei Deputati, 27 febbraio 2015) la posizione sulla scuola del Movimento punta a superare la Legge sulla Buona scuola elaborata dal governo Renzi. Le sette soluzioni per la scuola identificate sono supportate da proposte di legge avanzate dai parlamentari del Movimento o da specifici atti parlamentari (risoluzioni, ordini del giorno…). E’ una prima piattaforma non ancora a fini elettorali anche se anticipa alcuni contenuti del successivo manifesto elettorale. Le sette proposte sono le seguenti: l’abolizione del finanziamento alle scuole private, la formazione dei docenti obbligatoria e retribuita, un piano quinquennale di assunzione di tutti i 300 mila docenti in graduatorie, la reintroduzione del tempo pieno, regole più stringenti per i contributi volontari delle famiglie, limite di 22 alunni per classi ridotto a 20 nel caso di presenza di alunni con disabilità, educazione alla affettività e alla sessualità consapevole (cfr.www.mariogiacomodutto.it/movimento-5-stelle-appunti-sul-programma-elettorale-per-la-scuola-2018).

[31] Cfr. Decreto legislativo del 13 aprile 2017 n.62 art. 7 comma 4 e art.19 comma1.

[32] La legge n.107/2015 all’art.1 comma 28 prevede il curriculum dello studente.

[33] Il confronto tra il manifesto elettorale del M5S, il programma del governo Conte II sulla scuola (2019), gli Atti di indirizzo del 2020 e del 2021, le previsioni del PNRR per l’istruzione sulla scuola e le pagine conclusive del memoir della ministra Azzolina evidenzia la volatilità delle priorità e della loro formulazione.

[34] Di middle management parla anche Gavosto, op. cit. 2022, pp.75-121.

[35] Posizioni simili in Gavosto, op.cit.2022, p.68.

[36] Non c’è menzione nel memoir della voce ‘carriera degli insegnanti’ che rientra nel PNRR e che, sulla base di quanto scrive, ha visto il diretto intervento della ministra Azzolina nella fase di stesura dei documenti di base.

[37] Per la verità l’ex ministra scrive che la dispersione si concentra sulla fase di passaggio. In realtà i numeri danno una realtà leggermente diversa. Rispetto all’abbandono nella scuola secondaria del secondo ciclo (3,82%) la percentuale degli studenti che abbandonano nella transizione dalla scuola media alla scuola superiore va ridotto a poco più dell’1% (1,45%) tenendo conto che una parte degli studenti si iscrive a corsi di formazione professionale o entra in apprendistato. Purtroppo la non integrazione delle anagrafi degli studenti del sistema scolastico e della formazione professionale impedisce una informazione puntuale relativa a tutte le regioni (Miur, La dispersione scolastica nell’anno scolastica 2016/2017 e nel passaggio all’anno scolastico 2017/2018, Miur, Roma 2019).

[38] Cfr. Gavosto, op.cit.  2022, p.118ss.

[39] La misura introdotta dal Ministro Maria Stella Gelmini con il DPR 22 giugno 2009, n.122 (“Sono ammessi alla classe successiva gli alunni che in sede di scrutinio finale conseguono un voto di comportamento non inferiore a sei decimi e, ai sensi dell’articolo 193, comma 1, secondo periodo, del testo unico di cui al decreto legislativo n. 297 del 1994, una votazione non inferiore a sei decimi in ciascuna disciplina o gruppo di discipline valutate con l’attribuzione di un unico voto secondo l’ordinamento vigente.”) al fine di combattere le promozioni facili non ha raggiunto l’obiettivo per la capacità di adattamento delle pratiche valutative. L’andamento delle bocciature non ha fatto registrare alcuna significativa variazione nel tempo: nell’anno scolastico 2009/2010, ad esempio, i non ammessi alla classe V nella scuola primaria erano il 9,9% rispetto al 9,7% registrato nell’anno precedente la norma (dati ministeriali).

[40] Azzolina riferisce di una ricaduta delle risorse del PNRR per oltre 12 miliardi secondo i calcoli della Fondazione Agnelli (p.168). Non colloca, tuttavia, questo intervento a fronte dell’immane problema della ristrutturazione edilizia necessaria. “Per trasformare il patrimonio di edilizia scolastica in moderni ambienti di apprendimento occorrerebbe investire almeno 200 miliardi da distribuire lungo un orizzonte pluridecennale” scrive  Gavosto (op.cit.2022, p.94) citando il Rapporto sull’edilizia scolastica della Fondazione Agnelli pubblicato da Laterza, Bari-Roma 2020.

[41] Annotazioni simili sull’impatto della didattica a distanza nei rapporti tra scuola e famiglia nelle “forme diverse di prossimità” di cui parla M. Veladiano (Oggi c’è scuola, Solferino Milano 2021, p.26).

[42] Si veda Gavosto, op.cit. 2022 pp.84-85.

[43] Occorre tener conto che comunque si tratta di una realtà quantitativamente limitata e territorialmente caratterizzata. Il monitoraggio Indire relativo al 2020 registra 124 ITS con 726 corsi attivi e 19.137 iscritti (cfr. I numeri ITS- Indire).

[44] «Il Movimento 5 Stelle è l’unica forza politica che in questa legislatura ha realizzato l’80 per cento degli impegni presi nel 2018 con gli elettori», si legge nella presentazione del nuovo programma elettorale, pubblicato l’11 agosto in vista del voto del prossimo 25 settembre. In realtà, dal 2018 ad oggi il precariato “non è stato abolito” e non è aumentata la spesa pubblica per l’istruzione.

 

[45] Nella legge di “Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2021 e bilancio pluriennale per il triennio
2021-2023” si passa da 50.288 miliardi per il 2021 ai 46.644 per il 2023 in ragione anche del calo demografico.

[46] Va detto che nell’attuale impostazione corrente dei concorsi per dirigenti di scuola la conoscenza della lingua inglese, come le competenze in informatica, non prevedono sbarramenti in caso di inadeguatezza e le Commissioni decidono con discrezionalità il superamento o meno del concorso stesso.

[47] Dagli anni 1990 in poi è diventato dominante il riferimento ai risultati dei test standardizzati quando si affrontano problemi di scuola. Pur nei limiti che contengono gli indicatori di performance degli studenti sono correntemente utilizzati per ponderare decisioni politiche e innovazioni didattiche. In entrambi i campi, competenze digitali e competenze in lingue straniere, l’affidabilità delle procedure concorsuali adottate suscita qualche perplessità.

 

[48]  Nel 2020 Lucia Azzolina ha ricevuto anche un leadership award dalla Swiss School of Management della sede romana, (p.188s).